policoro
  La rivoluzione degli scolari
 
Scoppiò la rivoluzione, gli alunni presero il potere nelle scuole e sottomisero gli insegnanti. Invece che nei banchi, gli alunni sedettero oguno su una cattedra, e nei banchi confinarono gli insegnanti. Si invertirono le parti: gli alunni fecero le lezioni e interrogarono, e gli insegnanti dovettero rispondere. Questi non avevano per secoli tormentato gli alunni obbligandoli a imparare. 

Ebbene, giunse l'ora della vendetta: gli alunni imposero l'ignoranza come unica materia obbligatoria. Le lezioni fatte dagli alunni invece che con il solito: oggi impareremo, cominciavano sempre con un autoritario: oggi disimpareremo. 
Ecco un esempio di lezione di geografia fatta da un alunno: Oggi disimpareremo tutto quello che sappiamo sul fiume Po. Per prima cosa il Po non  è un fiume, non passa  per Torino, e soprattutto non sbocca nel Mar Adriatico... Quanto a Milano non sta in Lombardia, e non si chiama Milano. Tu, professore al terzo banco, dimmi qual è il vero nome di Milano. Ma io, veramente, l'ho sempre chiamato Milano. Male, malissimo! Si chiama Milan, ed è una squadra di calcio. Gli esami, poi, erano severissimi: guai all'insegnante che dimostrava d'essere preparato, di sapere appena qualcosa: gli esaminatori esigevano che si desse prova di essere veramente ignoranti.

Dimostra che non sai chi era Galileo Galilei, gridava un alunno, e il povero insegnante, in piedi avanti alla cattedra, balbettava: Galileo Galilei. Mai sentito nominare. 
Conosco solo un Galileo, il meccanico che abita nel portone accanto al mio. Intendete lui. Non è chiaro. Sforzatevi di più. Sai per caso se Galileo fece una certa osservazione sul pendolo d'un orologio. Signori alunni, giuro che non ho studiato. E poi io uso solo l'orologio a polso. Mi meraviglio che questo signor Galileo, che non ha il piacere di conoscere, usasse antiquati orologi a pendolo che, tra l'altro, mi sembrano assai scomodi da portare. 
Con esaminatori competentissimi in fatto di ignoranza, pochi insegnanti riuscivano a farsi bocciare. Infatti erano ammesse solo le bocciature, dato che a scuola ora si faceva tutto alla rovescia. 
Un insegnante che ebbe l'impudenza d'ammettere che Giulio Cesare fu un grande condottiero, venne ignominiosamente promosso. Non hai amor proprio gli gridarono. Come osi sfoggiare la tua vergognosa cultura. Per punizione sei promosso.

Gli insegnanti promossi dovevano abbandonare la scuola ed erano costretti a fare i cascherini, i fattorini, i garzoni, i mozzi. Per non farsi promuovere, i poveri insegnanti non solo spergiuravano di non sapere quanto fa 2+2, ma si fingevano terribilmente indisciplinati: con la cerbottana tiravano a tradimento pallottoline agli scolari in cattedra, facevano boccacce, lanciavano cartelle. 
Per gli insegnanti furono anni terribili: un professore d'italiano, costretto a giurare di non aver mai sentito nominare Dante Alighieri, per poco non morì di crepacuore. Quando venne la restaurazione, cioè la rivoluzione fu battuta e gli insegnanti ripresero il potere e le cattedre; cominciò una terribile dittatura.

I professori, per vendicarsi, istaurarono il terrore nelle scuole: davano mucchi di compiti, sospendevano dalle lezioni ad ogni minima mancanza, bocciavano, e guai a chi era indisciplinato o apriva appena bocca. Per questo, ancora oggi, benche sia passato tanto tempo da quella rivoluzione, si incontrano molti insegnanti severi, e nessuno di loro, nell'ora di storia, fra tante guerre e rivoluzioni, menziona mai la rivoluzione degli scolari, l'unico periodo di libertà che gli scolari abbiano avuto.
 
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