policoro
  POESIE DI NATALE
 
Ada Stefanini, nonna Ada, come tutti solevano chiamarla, memoria storica e orale delle tradizioni, nonna che veniva invitata nelle scuole per parlare ai bambini degli avvenimenti passati,vissuti in prima persona e per ricordare canzoni, ballate, preghiere e poesie, ora ormai perdute con la scomparsa di molti di coloro che le avevano impresse solo nella mente, ha veramente insegnato tante cose a grandi e piccini. E' proprio con l'avvicinarsi delle festività, che essa soleva raccontare come ben diversa era allora, ai tempi della sua giovinezza, l'attesa del Natale e la festa stessa, in un Appennino povero, ma dignitoso, in cui la famiglia rappresentava un valore vero e le feste natalizie, momento di autentica gioia. Ricordo che cominciavo a lavorare ad uncinetto tanto tempo prima esordiva con avanzi di tutti i generi e colori per creare pizzi quali festoni dell'albero divelto nel bosco e con che velocità confezionavo cestini di zucchero caramellato, modellandoli prima che si raffreddassero e poi pigne, fiori di carta e coroncine di bacche rosse, nonché zuccherini, erano gli addobbi. Quando si parlava di giocattoli, nonna Ada sorrideva, e poi diventava subito seria " Troppi giochi hanno ora i bimbi.tanti che nemmeno li apprezzano poi si riprendeva le bambole erano di stracci, ripiene di paglia sottile e capelli di granturco, con le labbra e gli occhi ricamati. Poi lo sguardo sembrava fuggire lontano quando, la vigilia, era vigilia davvero, con digiuno tutto il giorno e la sera, un'aringa oppure baccalà, ed a letto pregando. A letto me ne vo', l'anima mia a Dio la do', la do' a Dio e a San Giovanni e il nemico non m'inganni." per poi risvegliarsi festanti, pronti ad assaporare il tanto desiderato pranzo costituito da tortellini, cappone, patate e ciambella col buco ricoperta di glassa. Però il cappone mi faceva tanta pena, quando gli tiravano il collo!" esclamava con aria contrita. Una volta, il capofamiglia sapeva fare di tutto aggiungeva e mio padre confezionava le scarpe per tutti noi, ma davanti le rinforzava con le " bullette" di metallo, affinchè non si consumassero e fu così che, divenuta adoloscente, Ada chiese al genitore, per regalo di Natale, un paio di scarpe senza il metallo. Perché sospirava volevo essere un poco elegante anch'io!".
Veronica 
Balboni
 
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