policoro
  Lancillotto priogioniero
 
Salutata la graziosa Saraide, Lancillotto si mise in viaggio per ritornare al castello di Camelot. Il suo cuore era triste perché pensava a Ginevra, la donna che egli amava con tutte le proprie forze e alla quale sapeva di non poter neppure guardare, sia perché non sperava minimamente di essere ricambiato, sia perché l'amore per lei contrastava con la lealtà che egli doveva ad Artù, suo signore e marito della regina.
Mentre così cavalcava, tutto preso dai suoi pensieri e indifferente a ciò che accadeva attorno a lui, un cavaliere gli si avvicinò e gli rivolse il saluto, che egli non udì. Il cavaliere ripeté il saluto e, non avendo neppure questa volta ricevuto una risposta, afferrò Lancillotto e prese ad insultarlo. Il giovane allora si riscosse e, dopo aver gridato all'avversario di mettersi in guardia, lo assalì e con un sol colpo di lancia lo uccise. Proseguì poi il viaggio, sempre immerso nelle sue malinconie amorose, fino a che giunse in un villaggio che aveva nome Malehaut. Dopo averlo attraversato per intero, stava per uscire dalla porta opposta a quella da cui era entrato, allorché venne attaccato da una centinaio di soldati che lo misero in grave difficoltà. Aveva infatti perso il cavallo e si era rifugiato sui gradini di una casa per non essere colpito alle spalle, ma tale era il numero dei nemici che sarebbe certo stato sopraffatto se non fosse giunta, proprio allora, la dama che era a capo della città.

Essa gli domandò di arrendersi, poiché solo così avrebbe potuto salvare la vita. Il giovane le domandò allora per quale ragione fosse stato assalito e seppe che il cavaliere che egli aveva ucciso era il figlio di un nobile di quel paese. Non potendo fare altro, egli consegnò la spada alla dama, di cui divenne per molto tempo prigioniero.
 
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