policoro
  La prima impresa
 
Mentre cavalcava alla volta della città di Nohant, con il suo abito immacolato, il giovane ripensava alla bugia che aveva detto al re e ne soffriva, perché il suo carattere leale non tollerava sotterfugi. Non vi era però altra via che la menzogna per realizzare il sogno che da qualche giorno non abbandonava più la sua mente: egli si era ripromesso di non voler accettare alcuna spada se non gli fosse stata consegnata dalle mani della regina Ginevra.

Per questa ragione aveva rifiutato con un pretesto quella che Artù gli aveva offerto, ed ora avrebbe combattuto senza spada, nella speranza che al ritorno il suo sogno potesse avverarsi. Approssimandosi a Nohant incontrò sul suo cammino morte e desolazione, frutto delle scor
rerie dei soldati del re del Northumberland. Ebbe comunque la fortuna di non incontrare l'esercito invasore che era in quel momento impegnato a razziare luoghi più lontani. Entrato in città, giunse all'imponente palazzo che dominava l'abitato e chiese di essere ricevuto dalla dama che reggeva il feudo. Costei lo accolse con cortesia e gli domandò chi fosse e di dove venisse. Signora rispose il cavaliere dalbianco vestito sono qui per volere di re Artù, che mi ha incaricato di ristabilire la giustizia che il vostro nemico ha violato. La dama fu molto sorpresa vedendo la giovanissima età  del suo soccorritore e cominciò a farsi prendere dallo sconforto: come avrebbe potuto un ragazzo alle prime armi affrontare con qualche speranza il campione avversario, che sarebbe stato certamente un guerriero assai forte Tuttavia tacque e nascose il suo sentimento, poi ringraziò il giovane che prese congedo e si ritirò.


Volle il caso che proprio allora giungesse in città il nobile Keu, siniscalco di re Artù, che stava tornando da un viaggio in terre lontane e che nulla sapeva del cavaliere senza nome e del compito che gli era stato assegnato. Ricevuto anch'egli a palazzo dalla dama di Nohant, venne informato del pericolo che la minacciava e si offrì come suo campione per l'imminente duello. La signora, vedendolo fiero e aitante, si rincuorò e accettò ben volentieri l'offerta, ma lo avvertì pure che già un gentiluomo era stato inviato da Artù per sostenere la sua causa. Keu rimase piuttosto sorpreso nel sentir parlare del cavaliere senza nome, che egli non aveva mai conosciuto, e si propose di andargli a parlare. Condotto alla sua presenza, lo affrontò rudemente, dicendogli senza preamboli: lo non so chi voi siate, e neppure me ne curo; so per certo che mai vi ho visto sedere attorno alla Tavola Rotonda e quindi vi impedirò di infangarne il nome dichiarandovi inviato del re alla cui corte essa si trova. Signore fu la risposta nemmeno io vi conosco, ma non vi permetterò di offendere il mio onore e quello del buon re Artù. Il tono delle parole che i due si stavano rivolgendo era assai aspro e il colloquio non lasciava presagire nulla di buono, ma per fortuna sopraggiunse proprio in quel momento la dama di Nohant che, comprendendo in un lampo ciò che stava per accadere, si interpose fra i contendenti, dicendo: Nobili cavalieri, non vogliate venire alle armi fra voi: domani potrete mostrare entrambi il vostro valore, dal momento che nella sfida con il re di Northumberland non si è fissato il numero dei campioni. Combatterete insieme contro due rappresentanti del re. Che Dio vi aiuti. Il mattino successivo, mentre le trombe suonavano, Keu e il suo compagno senza nome varcarono la grande porta della città. Di fronte a loro era già schierato in una lunga fila l'esercito del re nemico, davanti al quale attendevano due cavalieri dall' aspetto assai gagliardo. Dall' alto delle mura centinaia di occhi osservavano attenti ciò che avveniva. Un mormorio di sorpresa si sparse fra gli spettatori quando si accorsero che il cavaliere vestito di bianco non cingeva la spada, che pendeva invece dalla sella del suo cavallo. Che cosa intendeva fare? Non intendeva forse utilizzarla? Ad un tratto si udì il segnale: mentre tutti attorno tacevano, le trombe tornarono a suonare tre volte. I guerrieri, spronando i cavalli, li lanciarono in un furioso galoppo scagliandosi gli uni contro gli altri. L'urto fu violento: Keu e il suo avversario furono entrambi sbalzati a terra, mentre il cavaliere bianco, rimasto ben saldo in sella, colpì il nemico con tale forza che questi volò lontano. L'esito dei due combattimenti fu diverso: mentre il cavaliere bianco con pochi colpi di mazza ridusse a mal partito, in men che non si dica, il suo competitore, Keu fu costretto a ingaggiare un duro e interminabile duello alla spada con il guerriero che lo fronteggiava. Più volte il compagno si offrì di sostituirlo, ma ciò non faceva che raddoppiare la rabbia del siniscalco, che si vedeva superato in prodezza. Infine, con un terribile fendente riuscì a stendere al suolo il forte avversario, che fu però salvato, come anche il compagno, dall'intervento del re che chiese pace.

Fu così che la terra di Nohant venne liberata  da un pericoloso nemico e che il cavaliere senza nome cominciò a far conoscere il proprio valore. La notizia della sua vittoria giunse in brevissimo tempo a corte, dove si seppe anche che egli aveva combattuto senza spada, sicché la regina, per mezzo di un valletto, gliene mandò subito una bellissima, pregandolo di accettarla in suo onore. Immensa fu la gioia del giovane cavaliere allorché ricevette il dono, che subito cominciò a stringere nelle sue mani e a baciare come una reliquia.
 
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