policoro
  La Tavola Rotonda
 
Qualche tempo dopo, Artù e Ginevra, sposi felici, ritornarono nella Grande Bretagna. Il re, che aveva a disposizione tante dimore, decise di stabilirsi a Camelot, nel castello che gli era il più caro fra tutti. Qui la vita trascorreva serena, allietata dalla presenza di tanti nobili cavalieri e di altrettante gentili damigelle; nessun pericolo minacciava ora il paese e le spade restavano chiuse nei loro foderi.


Un giorno Merlino, alla presenza di tutti, annunciò di voler fare una solenne dichiarazione. Ottenuto il permesso del suo signore, così parlò: Nobili cavalieri e baroni, so per certo che il Sacro Graal, il calice nel quale Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue uscito dalle ferite di Gesù Cristo, è stato portato nella nostra terra. Il suo potere è immenso: chi potrà guardare in esso conoscerà il principio e la ragione delle cose. Sappiate però che nessuno di noi potrà trovarlo; questo privilegio toccherà soltanto al miglior cavaliere del mondo, a colui che non avrà alcuna macchia dentro al suo cuore.

Ora, è volontà di Dio che Artù istituisca in questo suo castello una tavola, che sarà la terza, dopo quella dell 'ultima cena e quella del Graal. Essa sarà rotonda per significare che tutti coloro che vi saranno seduti avranno la stessa dignità. Il posto alla destra del re dovrà rimanere vuoto fino a quando a occuparla sarà l'uomo destinato a trovare il Graal; chiunque altro osi posarvisi riceverà un' orribile morte. Merlino aveva appena finito di parlare, quando nella sala comparve per incanto una tavola enorme, perfettamente rotonda. Attorno ad essa vi erano centocinquanta sedili in legno, sulla maggior parte dei quali era scritto in lettere d'oro il nome del cavaliere a cui il sedile stesso era destinato. Il mago allora riprese: Sedetevi, nobili signori, al posto che vi è stato riservato e ascoltate le mie parole. Molti seggi sono ancora vuoti e sarete voi a doverli riempire: ogni volta che conoscerete un cavaliere degno di onore e di stima conducetelo a Camelot e fatelo accomodare al nostro fianco.

Soltanto quando ogni seggio sarà occupato potremo iniziare la ricerca del Sacro Graal, ma badate: nessun uomo malvagio dovrà mai sedere a questa tavola, perché basterebbe anche solo la presenza di un cuore impuro per gettare disonore su tutta la compagnia. Fu allora che Galvano, alzatosi in piedi, si rivolse così ai presenti: Amici, so di interpretare la volontà di tutti voi giurando che mai nessuna dama che venga a chiedere il nostro aiuto lascerà inascoltata il castello di Camelot, e chiunque si rivolgerà ai cavalieri della Tavola Rotonda per sostenere una giusta causa potrà contare sulla loro spada. Stipuleremo inoltre un patto d'onore che ci impegnerà, qualora uno di noi dovesse scomparire, a cercarlo in ogni angolo della terra per un anno e un giorno. Tutti commentarono con grande favore le parole di Galvano e il re, senza perdere tempo, fece portare dalla chiesa alcune sante reliquie sulle quali tutti i cavalieri giurarono di rispettare, anche a costo della vita, il patto che era stato appena formulato.
La regina Ginevra, commossa dal nobile impegno che tanti prodi cavalieri si erano assunti, volle fare anch'essa la propria parte e, chiesto permesso al consorte, disse: Il giuramento che oggi è stato pronunciato non potrà che portare onore a voi e a tutta la corte di Camelot, perciò io propongo che quattro uomini sapienti vengano invitati al castello e ospitati senza altro compito che quello di mettere per iscritto le imprese che, d'ora in poi, i cavalieri della Tavola Rotonda compiranno nel mondo intero in onore di Dio e della giustizia. La proposta della regina fu molto lodata ed ebbe immediatamente l'approvazione di re Artù. Fu così che ebbe origine la Tavola Rotonda.
 
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