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Il Cavaliere alla Dolorosa Guardia |
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Nonostante che la dama di Nohant, invaghitasi di lui, lo avesse insistentemente richiesto di fermarsi al suo castello, il cavaliere bianco volle ben presto rimettersi in viaggio per fare ritorno alla corte di Artù. Dopo aver cavalcato per alcuni giorni, egli fu sorpreso da una terribile tempesta allorché si accingeva ad attraversare una terra sconosciuta. Tuoni orrendi squassavano l'aria, mentre la folgore abbatteva uno dopo l'altro gli alberi attorno e il vento soffiava con tale forza da impedire il cammino. Il cavaliere solitario, che non vedeva alcun luogo in cui potersi rifugiare, protese lo scudo davanti al volto per ripararsi dalle violente folate e, tenendo ben salde le redini del destriero, lo costrinse a procedere pur in mezzo alla tormenta. Verso sera, l'uragano si placò e in lontananza apparve il bagliore di un grande fuoco.
Il giovane, dirigendosi a quella volta, giunse in un villaggio. Qui venne ospitato da un ricco e gentile borghese che, dopo avergli permesso di lavarsi e dopo averlo rifornito di abiti asciutti, lo fece entrare in una sala sfarzosamente addobbata. Grande fu la sorpresa dell'ospite quando vide, seduta da sola al centro della tavola, un' affascinante fanciulla che egli subito riconobbe per Saraide, una delle donzelle al servizio della Dama del Lago. Voi qui esclamò il cavaliere Sono assai felice di incontrarvi, ma ditemi: coma sta la Dama. Molto bene. Ed è per suo volere che io sono giunta in questo luogo: essa mi ha incaricato di rivelarvi che domani potrete conoscere il nome dei vostri genitori. Prima però dovrete superare una difficile prova. Sulla sommità del borgo sorge un castello circondato da due cinte di mura, ognuna delle quali ha una porta sorvegliata da dieci cavalieri che impediscono l'ingresso a chiunque. Tale castello ha il nome di Dolorosa Guardia. Voi dovrete vincere i difensori e penetrare dentro di esso, liberando gli abitanti che sono prigionieri del malvagio Brandus delle Isole, che si è impadronito del luogo. Dolce signora fu la pronta risposta non temete, nemmeno cento uomini potrebbero fermarmi. Non siate troppo sicuro di voi stesso, poiché i nemici sono molto forti e spesso, quando uno di loro si trova in difficoltà, non rispettano le regole della cavalleria e assalgono insieme l'avversario.
Per questo vi prego di accettare i tre scudi che la Dama del Lago vi offre in dono: tutti e tre sono candidi, ma il primo è attraversato da una banda rossa, il secondo da due bande e il terzo da tre, tutte di colore rosso. Il primo aggiunge a chi lo sostiene la forza di un uomo, il secondo quella di due uomini e il terzo la forza di tre uomini. Poco dopo i servitori portarono sulla tavola cibi appetitosi, che vennero accolti con piacere dai due commensali. Terminata la cena essi raggiunsero le loro stanze e riposarono per tutta la notte. Il giorno successivo, di buon'ora, il cavaliere dal bianco vestito si armò e, montato su un forte destriero, si recò al castello. Giunto davanti al portone soffiò con forza in un corno, che emise un lungo e grave lamento. Subito una sentinella si affacciò a una finestra della torre e domandò: Chi siete e che cosa volete. Che mi si apra la porta del castello fu la risposta. Ciò che domandate non è facile da ottenere disse il soldato Dovrete essere molto prode perché il vostro desiderio venga esaudito. Ancora non si erano spente queste parole, che già il ponte levatoio si era abbassato e dieci uomini a cavallo, armati di tutto punto, uscivano dal portone in silenzio, disponendosi in fila di fronte al nuovo arrivato. Sempre in silenzio, il primo di loro protese la lunga lancia e, dato di sprone, spinse il destriero verso il cavaliere senza nome, che a sua volta gli si fece incontro al galoppo. La battaglia fu aspra e più volte il pupillo della Dama del Lago ricevette dei colpi che attraversarono la corazza e la maglia di ferro, ferendolo dolorosamente, tuttavia i nemici subirono colpi ancor più duri. Quando poi la stanchezza parve indebolire il suo braccio, Saraide gli porse prima lo scudo con una banda, poi quello con due. Lo scontro riprese allora con furia anche maggiore, finché, vedendo caduti a terra tutti i loro compagni, gli ultimi tre avversari gli si arresero pur di avere salva la vita. Senza neppure fermarsi per prendere fiato, il vincitore entrò nel castello e si incamminò su una strada che saliva verso il centro dell'abitato.
Percorrendola, giunse a una nuova cinta di mura, dalla cui porta, come in precedenza, uscirono dieci guerrieri. Ai suoi occhi si offrì inoltre uno spettacolo singolare: una statua di rame, con le sembianze di un aitante guerriero che teneva in pugno una grande ascia, pendeva dalla sommità di questa seconda porta. Il cavaliere senza nome non fece in tempo a fissare questa immagine, che già la statua che era magica ovinava sul capo dei difensori della Guardia Dolorosa, uno dei quali cadde a terra morto. Approfittando del loro disorientamento, egli si lanciò contro gli avversari tenendo ben fermo al proprio braccio lo scudo con tre bande vermiglie. La battaglia questa volta fu breve, poiché i malcapitati nemici, travolti dall'impeto sovrumano dell'attaccante, si persero presto d'animo e gli si arresero. Brandus delle Isole, che aveva assistito al combattimento, si diede immediatamente alla più vile delle fughe. Saraide porse subito la mano al vincitore e lo condusse in un cimitero che si trovava all'interno delle mura. Qui erano disseminate numerose tombe sulle cui lapidi era inciso il nome dei defunti che le occupavano. Dopo essersi fatti largo fra le sepolture, i due giovani giunsero davanti a un sepolcro ricoperto da una lastra di metallo su cui erano incise in caratteri d'oro queste parole:
Soltanto colui che saprà conquistare la Dolorosa Guardia potrà aprire questa tomba. Invano Brandus delle Isole aveva tentato di sollevare la lastra, ma ora il cavaliere senza nome vi riuscì senza sforzo alcuno. Sul fondo del sepolcro gli apparve un candido blocco di marmo, sul quale era visibile un' altra scritta: Qui giacerà Lancillotto del Lago, figlio di re Ban di Benoic. Così il valoroso pupillo della Dama del Lago conobbe il proprio nome e le proprie origini.
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