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Galeotto Signore delle Isole lontane |
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In quel periodo re Artù trascorreva giorni sereni alla corte di Camelot. Un giorno ricevette però una pressante richiesta di aiuto dal marchese di Galore, suo vassallo, il cui feudo era stato invaso da Galeotto, signore delle Isole Lontane, figlio della bella gigantessa che regnava su quelle terre.
A differenza dei giganti suoi simili, che trascorrevano il loro tempo ad ubriacarsi, Galeotto era un cavaliere eccellente, che univa alla grande forza un animo leale e generoso. Egli aveva giurato di dimostrare il proprio valore sottomettendo trenta regni e, dopo aver realizzato in gran parte il suo progetto, aveva deciso di invadere ora le terre della Grande Bretagna. Artù non aveva, in quel momento, molti cavalieri a disposizione, ma senza nemmeno pensarci decise di rispondere alla chiamata del suo vassallo. Partì il giorno seguente e cavalcò senza fermarsi fino a che non fu giunto davanti alle mura del castello di Galore, davanti alle quali era disposto l'esercito nemico. L'armata degli invasori era di gran lunga superiore a quella dei bretoni, che non avrebbero avuto alcuna speranza di vittoria, ma Galeotto, non volendo vincere soltanto per il vantaggio numerico, inviò ad Artù un messaggio contenente una generosa proposta: i due re avrebbero interrotto la guerra e avrebbero osservato una tregua di un anno, al termine del quale si sarebbero ritrovati in quello stesso luogo con tutte le loro armate per combattere la battaglia decisiva.
Artù fu assai grato, in cuor suo, alla generosità dell'avversario, che molto lodò, e accettò di buon grado la sua proposta. Esattamente un anno dopo, i due eserciti si ritrovavano di fronte nella pianura in cui sorgeva il castello di Galore. Galeotto e Artù si erano impegnati a non scendere personalmente in battaglia, e il re bretone aveva fatto erigere un palco dal quale avrebbe osservato, in compagnia di Ginevra, le fasi dello scontro. In quel periodo nel regno non si era parlato d'altro e naturalmente la notizia della sfida era giunta anche a Malehaut, dove Lancillotto godeva di una prigionia piuttosto generosa. La signora della città lo aveva infatti rinchiuso in una comoda stanza le cui finestre si aprivano direttamente nella grande sala del suo palazzo, sicché egli poteva sentire ciò che vi si diceva. Accadde dunque che egli venisse a conoscenza degli avvenimenti e ne rimanesse assai turbato. Fece allora chiamare la Dama di cui era prigioniero e così la implorò: Mia buona signora, sarebbe veramente disdicevole che io rimanessi in ozio mentre il mio re viene attaccato e rischia di perdere il regno e la stessa vita.
Concedetemi di prendere parte alla battaglia e io vi giuro che, quando essa sarà terminata, mi riconsegnerò a voi, salvo che le ferite o la morte non me lo impediscano. La nobildonna, che aveva un cuore molto generoso, accettò e fornì al giovane cavaliere un buon destriero e delle armi vermiglie.
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