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Il giovane senza nome diventa cavaliere |
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Il giorno dopo, il giovane valletto si recò al castello per parlare con il re. Venne subito ricevuto da Artù, a fianco del quale sedeva Ginevra, che fu particolarmente colpita dalla bellezza dell'adolescente, riccamente vestito e capace di muoversi con una naturale grazia. Desiderosa di conoscere qualcosa di lui, la regina gli chiese quale fosse il suo nome, ma egli disse che non sapeva; allora essa gli domandò da dove provenisse, ma si sentì rispondere che nemmeno questo egli sapeva.
La sorpresa fu grande e nessuno tra i presenti seppe come spiegare queste risposte, tuttavia il dovere di ospitalità imponeva che non si insistesse oltre, sicché nulla fu più domandato. Ginevra aveva però notato che il giovane, guardandola, era rimasto molto turbato e aveva attribuito a questo turbamento l'incertezza delle parole di lui. In ogni caso, Artù gli confermò che il giorno successivo lo avrebbe ordinato cavaliere. Quella notte egli si recò in una chiesa e vegliò in preghiera, domandando a Nostro Signore di potersi dimostrare degno del dono che avrebbe ricevuto. Al mattino successivo, che era il giorno di san Giovanni, il re radunò nella sala del trono tutti i valletti che aspiravano a essere fatti cavalieri, e cominciò a cingerli ad uno ad uno con una spada. Soltanto lo sconosciuto pupillo della Dama del Lago doveva ancora essere armato, ma, mentre Artù stava per chiamarlo a sé, fece il suo ingresso nello splendido salone una fanciulla di bellezza mai vista. Grande fu lo stupore dei presenti, che non seppero distogliere gli occhi da quel corpo perfettamente proporzionato e da quel viso dolcissimo.
La damigella si accorse dell'effetto provocato dal suo arrivo, tuttavia, senza scomporsi, avanzò fino al trono e, dopo essersi inginocchiata rispettosamente di fronte al sovrano, gli disse con voce soave: Signore, perdonatemi per aver interrotto questa importante cerimonia, ma io devo riferirvi un messaggio da parte della dama di Nohant. Essa richiede il vostro soccorso, poiché le terre che voi stesso le assegnaste sono state invase dal re del Northumberland, che continua a devastarle senza pietà. Per porre fine allo strazio, essa ha convenuto con il nemico che la sorte della guerra sia affidata a un leale scontro fra i campioni delle due parti, ma non ha nel suo castello nessun guerriero che abbia il coraggio e la forza per affrontare gli avversari. Essa vi domanda pertanto di inviarle in aiuto un cavaliere tanto prode da sostenere il suo diritto in combattimento. Dolce amica rispose Artù ciò che domandate sarà fatto, perché così impongono il dovere della cavalleria e lo spirito della giustizia. Rassicurate la dama: presto avrà il campione che le restituirà le sue terre.
Non appena la meravigliosa fanciulla se ne fu andata, il pupillo della Dama del Lago corse a inginocchiarsi davanti al re, rivolgendogli queste accorate parole: Mio buon signore, non negatemi il favore che vi chiedo: fate che sia io a difendere il diritto della dama di Nohant. Il re rimase alquanto turbato da quella richiesta, dal momento che gli sembrava una mossa arrischiata affidare a un ragazzo che non aveva mai combattuto un incarico così difficile e delicato, tuttavia l'aspetto assai atletico del corpo di questi la sua voce implorante lo convinsero ad acconsentire. Dopo aver accolto la sua richiesta, chiamò per armarlo, ma il giovane lo pregò ancora: Sire vi sono grato per il favore che avete accordato, ma un altro e ne chiedo: concedetemi di battere con la mia spada che ben conosco e vi giuro che essa, potrà farmi onore e tenere alto il vostro nome. Accolta anche la nuova richiesta, Artù congedò il freschissimo cavaliere augurandogli buona fortuna. Il giorno dopo questi si presentò alla regina per prendere commiato ed essa lo accolse con grande cortesia. Ancora una volta Ginevra notò che il giovane appariva turbato in sua presenza, ma non seppe spiegare a che cosa ciò fosse dovuto. Pallido in volto, dopo aver esitato per qualche istante, egli le disse: Signora, è mia intenzione dedicare a voi questa mia impresa e tutte le altre che seguiranno, se voi lo volete. Lo voglio rispose senza esitazione la donna, che pure si sentì a sua volta turbata Fatevi onore, mio dolce amico. Addio. Il cavaliere senza nome partì allora verso la sua prima avventura.
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