policoro
  Nel Lazio
 

A Roma il momento più importante delle feste carnevalesche era un tempo costituito dai Giochi del Testaccio, la cui origine sembra risalire alla metà del 1200. Essi seguivano un particolare svolgimento: il venerdi di Carnevale avveniva la sfilata di tredici tori, con le corna e il capo incoronato di fiori che rappresentavano tredici rioni. La domenica successiva, una gran folla si radunava in Campidoglio e da lì partiva in processione fino a raggiungere il Testaccio, noto quartiere popolare della città.

 Dalla cima del colle venivano allora lasciati scivolare giù sei carri rivestiti di rosso, a ciascuno dei quali erano legati due porci. Ai piedi del monte, li  attendevano i giocatori con le spade guainate, pronti a colpire i poveri animali. Subito dopo, sopraggiungevano anche i tori i quali, lasciati liberi, si precipitavano giù dal colle e si avventavano contro i contendenti. Nonostante l'estrema violenza di questo gioco, ci vollero quasi cinque secoli prima che venisse totalmente abolito. In seguito, altre celebrazioni caratteristiche del Carnevale romano furono la corsa dei berberi, che consisteva in una emozionante gara di corsa di cavalli senza cavalieri, gara che spesso dava luogo ad incidenti in quanto i cavalli, sfrecciando velocissimi, non di rado travolgevano alcuni dei numerosissimi spettatori. Oggi l'antico carnevale romano è morto, qualche tradizione tuttavia sopravvive; a Ronciglione per esempio, fra le varie manifestazioni si svolge una gara di cavalli senza fantino, che si rifà all'antica corsa dei berberi.

 
 
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