policoro
  Le poesie della signora Cloe
 
Avevo lo stomaco attorcigliato mentre l'insegnante di prima media, la signora Cloe, si avvicinava al mio banco. Stava restituendo le poesie corrette, e io non vedevo l'ora di vedere che voto avevo preso. Mi piaceva scrivere, e avevo lavorato ancora più duramente sulla mia raccolta di poesie, steso sul letto, a casa, ogni sera per un mese, limando accuratamente ogni poesia per renderla fluente, musicale e scorrevole.

La signora Cloe era un'insegnante intelligente ed energica che parlava camminando per l'aula e a me sembrava una specie zattera alla deriva. Avevo una cotta per lei. Volevo che mi notasse, ma poiché ero terribilmente timido e non mi piaceva alzare la mano, speravo di riuscire a impressionarla con la mia poesia. La signora Cloe arrivò vicino a me e mise la poesia sul mio banco. L'avevo rilegata come un libro usando due pezzi di cartone ricoperti di un morbido tessuto blu. Ricordo di aver sentito i bisbigli e le risatine dei miei compagni mentre si comunicavano a vicenda i voti. Le loro poesie erano semplici fogli di carta tenuti insieme da graffette o punti metallici. Non rilegate come le mie. Ero sicuro di avere preso 8, forse anche un 8 più. Alla signora Cloe piaceva scrivere commenti accanto al voto, e io ero ansioso di vedere che cosa ne pensava delle mie poesie e di me. Il mio cuore batteva forte mentre aprivo la copertina per leggere il mio voto. Eccolo lì, in cima alla pagina: 4. Nessuna parola, nessuna spiegazione, solo un 4, in inchiostro rosso.

Sentii salire un' ondata di calore. Non riuscivo quasi a respirare. Raccolsi il coraggio per avvicinarmi alla signora Cloe seduta al suo tavolo, alla fine della lezione. Quelle poesie non erano tue», disse duramente. Erano troppo buone. Devi averle copiate. Le sue parole mi sconvolsero. Non sapevo cosa dire. Credo di aver mormorato: No, non l'ho fatto, e di essermi precipitato fuori dall' aula e a casa. Raccontai ai miei genitori quello che aveva detto la signora Cloe, mia madre si arrabbiò molto e disse che le avrebbe parlato lei. No, no, dissi io. Non dire nulla. Non peggiorare le cose. Non mettermi in imbarazzo. Mia madre accettò di non essere coinvolta, ma quella sera, mentre parlava dell' accaduto con la sua amica al telefono, continuava a ripetere ancora e ancora la stessa frase: Come può provare una cosa del genere la signora Cloe. Voglio dire, come può la signora Cloe provare una cosa del genere. Il giorno dopo, a lezione finita andai di nuovo dalla signora Cloe con le mie poesie e dissi: Mia madre vorrebbe sapere come può provare una cosa simile. La signora Cloe rispose: Provami che non hai copiato le poesie. Considerai le sue parole. Sentivo il suo sguardo fisso su di me, ma ero così nervoso che non riuscivo a guardarla negli occhi.

Guardavo solo un bottone blu sulla sua camicetta. Non riuscivo a pensare a niente da dire. La signora Cloe ruppe il silenzio. Okay, ecco che cosa faremo, mi annunciò Ti alzerò il voto a 6. Ma non voglio più sentire parlare di questa faccenda». Andai a casa più arrabbiato del giorno prima. Lasciai persino le poesie sul tavolo della signora Cloe. Non le volevo più. Quel voto significava di nessun valore. Odiavo la signora Cloe. Poi all'improvviso mi colpì un altro pensiero. Fu quel pensiero che mi fece diventare uno scrittore professionista. Se la signora Cloe pensa che le mie poesie siano state copiate, dissi a me stesso, devono essere davvero buone. Devo essere davvero un bravo scrittore, devo essere un eccellente scrittore! Improvvisamente sentii quel potente senso di capacità  come se potessi fare qualsiasi cosa. I miei genitori avevano sempre creduto in me e mi dicevano che potevo diventare tutto quello che desideravo, e immagino che in qualche modo riuscissero a farmelo credere, ma questo era completamente diverso. Era la prima volta in cui qualcuno che non faceva parte della famiglia mi diceva che avevo talento. La signora Cloe non la intendeva in questo senso, naturalmente, Ma era così che la vedevo io.
Più avanti nella vita, quando diventai un autore di libri per bambini, continuai a pensare alla signora Cloe. L'avevo ormai perdonata da lungo tempo e consideravo una benedizione quanto era accaduto. Era stata la mia ispirazione segreta, anche se non aveva idea di quello che aveva fatto. Poiché molti dei miei libri sono finiti in scuole elementari, a volte ho sperato che lei fosse ancora un'insegnante e che notasse il mio nome sulla copertina, ricordando l'incidente. Pochi anni fa, la signora Cloe è morta. Un amico della mia città natale nella California del nord mi ha inviato il suo necrologio. Lessi del prossimo servizio alla memoria e decisi di partecipare. Guidai fin là con mia moglie, e lungo la strada lei mi chiese se avevo intenzione di dire qualche parola alla congregazione come ex allievo. Mia moglie sapeva di quell'incidente con la signora Cloe, naturalmente, e dell'impatto profondo che aveva avuto sulla mia vita. Non dirò una parola, dissi. Vedrò solo alcuni amici d'infanzia e farò atto di presenza. Al servizio ascoltammo molte persone farci partecipi dei loro ricordi della signora Cloe. Molti dei suoi ex allievi parlarono. Nonostante il suo sfortunato incidente con me, la signora Cloe era davvero una meravigliosa insegnante. Verso la fine del servizio un uomo si avvicinò al leggio. Era il signor Cloe. Ringraziò piano tutti quanti per essere venuti, e poi inforcò i suoi occhiali da lettura, aprì un sottile libro blu e iniziò a leggere.
Trattenere, dobbiamo trattenere
Le cose senza usare solo
la punta delle dita
con una forte stretta.
Perché la vita è preziosa
Non lasciarla scivolare
trattieni.
Dobbiamo trattenere
tutta la sua gioia.
Trattieni.
Prima che prenda il volo
Nella buona notte scura.

Sedevo stupefatto. Era la mia poesia. Ricordavo quelle parole. Sembrava così tanto tempo fa, ma ne ero certo. Ora riconoscevo quel libro nelle mani del signor Cloe. Era quel morbido tessuto blu che avevo usato per la copertina. Stentavo a crederei. Dopo la funzione chiesi al signor Cloe se potevo vedere il libro da cui aveva tratto la poesia. Aveva un bagliore negli occhi mentre mi porgeva il libro blu. Lui veniva salutato dalle persone, quindi mi voltai e sfogliai le pagine con mia moglie.

C'erano circa due dozzine di poesie, di cui ne ricordavo solo alcune. Notai che il 4 in rosso era stato cancellato. Restituii il libro al signor Cloe. «Sono belle poesie, dissi sorridendo. Non gli dissi che erano mie. Sì, disse il signor Cloe. Erano le poesie preferite di Judy. Le prendeva per leggerle di quando in quando. Le teneva nel cassetto del comodino, accanto al letto.
 
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