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Quando mancavano pochi giorni al 6 di gennaio,la Befana,con la promessa dei doni e con la minaccia del carbone, teneva in pugno tutti i bambini che cercavano di essere più buoni e promettevano mari e monti ai loro genitori. Per molti bimbi l'arrivo della Befana era anche un'occasione per fare un pò i conti con la propria coscienza: la vecchia Befana,severa anche se in fondo molto buona, costringeva tutti a pensare a lungo al proprio modo di fare e comportarsi, e ingiungeva solennemente di correggere i propri difetti. Certi bambini molto impazienti, fin dal giorno prima avrebbero voluto sapere quello che la Befana avrebbe loro portato, ma saperlo con così tanto anticipo era impossibile. Allora cercavano di prevederlo con degli oroscopi di loro invenzione che si chiamavano indovinelle. Andavano in cucina e spazzavano dalla cenere un angolo del focolare, quando la legna messa ad ardere era ben scoppiettante. Poi adagiavano in quell'angolo pulito,due foglie di ulivo bagnate di saliva, incrociandole l'una sull'altra e dicevano: Indovina indovinello, che vieni una volta all'anno, dimmi quello che ti comando. Detto questo, quei bambini facevano tutte le domande che desideravano fare; Arriverà la Befana? Cosa porterà, dolci? giocattoli? vestiti? Tante cose? poche? niente Cenere e carbone?" Le foglie appoggiate alla piastra rovente del focolare, ad un certo grado di calore facevano un bel salto, con tanti scoppiettii: voleva senz'altro dire che la Befana sarebbe stata generosa e avrebbe esaudito tutti i desideri espressi. Se invece le foglie si muovevano piano piano,era segno che la Befana sarebbe stata poco generosa e che non avrebbe esaudito tutti i desideri dei bambini.
Ma se le foglie fossero bruciate senza muoversi, certamente era segno che la cenere e il carbone erano assicurati. I bambini fantasticavano molto sui doni della Befana e domandavano sempre tutto quello che avevano desiderato durante l'anno: bambole, trenini, cavalli a dondolo, tricicli e biciclette e spesso chiedevano alla Befana cose che essa non poteva e non voleva concedere loro. La Befana, come già sappiamo amava la semplicità ed era molto parsimoniosa, non le piacevano gli sprechi e le esagerazioni. I doni che preferiva fare erano cose povere,arance, mandarini, fichi secchi e castagne, datteri, torroncini, melograni e uva passa, biscotti fatti in casa, specialmente quelli a forma di uccellini, cavallucci, pupattole. Fra i suoi regali non mancavano mai calzerotti colorati, guanti e sciarpe di lana calda: certo la Befana doveva avere una memoria formidabile per ricordare, di anno in anno, tutto quello di cui i suoi piccoli amici avevano bisogno.In un paesetto sperduto in una stretta valle di montagna, la Befana portava ai bambini una bella corona di castagne e mele, fatta proprio come le corone del rosario delle nonne: al posto delle avemarie c'erano le mele, e al posto dei padrenostri, c'erano le castagne. Invece del crocefisso c'era un'arancia o un mandarino. I bambini si mettevano quella corona al collo e cominciavano a mangiare. Ma la nostra Vecchia sapeva bene quanto ai bambini piacessero i giocattoli e poi amava tanto far felici gli altri. Così, oltre alle cose utili, ai dolci e ai frutti, lasciava nella calza, quando poteva, anche alcuni giochi. Di paese in paese, talvolta alla Befana piaceva fare qualcosa di speciale, di diverso. C'era un piccolo villaggio dove ai bambini che ormai si erano fatti grandicelli , la Befana lasciava tra i doni anche una patata o una cipolla. Con quel segno la Befana voleva dire loro che ormai si erano fatti grandi e l'anno dopo non sarebbe più tornata. La vigilia dell'Epifania, nelle grandi città frequentate dalla Befana, venivano fatte delle fiere in suo onore, dei bei mercati pieni di bancarelle che presentavano ogni ben di Dio, dolci, e giocattoli a non finire. I bambini che avevano la fortuna di abitare in quelle città, andavano alla fiera con i loro genitori e girando fra le bancarelle si facevano un'idea di quello che avrebbero potuto chiedere alla Befana. In quei mercati,talvolta, improvvisamente si vedeva passare una vecchiaccia un pò stracciata che sembrava scappare via, cercando di confondersi tra la folla. I bambini intimoriti si rifugiavano nelle pieghe delle gonne delle loro mamme, per non vedere. Era la Befana quella? Forse sì ,rispondevano le mamme. Come mai così in anticipo? Chissà! Tornati a casa un pò spaventati da quella apparizione inaspettata, i bambini promettevano di essere da allora in poi solamente buoni e presa penna e calamaio scrivevano una bella letterina alla Befana, piena di grandi promesse e con la richiesta di quei doni che avevano visto alla fiera. Poi non restava che sperare che la Befana passasse a ritirare le loro ordinazioni, per lasciare nelle calze il mattino dopo quanto era stato richiesto. Chi, invece non aveva fiere e mercati dove andare, la letterina alla Befana l'aveva spedita già da un pezzo.
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