policoro
  Bellatela
 
Più di cinquecento anni fa, a Firenze, viveva il pittore Ferruccio Bellatela, in una piccola casa al bordo della città. Una mattina, svegliato dal canto del gallo, Ferruccio si trovò in testa una bellissima idea. Oggi voglio dipingere un quadro di campagna, con dame ben vestite, cavalieri eleganti, cavalli rampanti, danzatori e danzatrici, e buffoni, e fiori di ogni tipo, prati e ruscelli, alberi e bestie, e frutti, e nuvole! Voglio fare un quadro così colorato da far piangere di gioia chi lo guarderà!
Così Ferruccio prese la scatola dei pennelli e dei colori, fissò una tela su una tavoletta quadrata di legno, e partì per la campagna. Era una limpida giornata di maggio: calda ma non troppo, luminosa ma non accecante. Il cielo era azzurrissimo, e nuvole piccole, bianche come riccioli di latte, si spostavano tutte insieme. Arrivato in una valletta fuori Firenze, dalla parte di Siena, il pittore scelse un paesaggio che gli piaceva, appoggiò e fissò la tavola sul ramo basso di un albero, e si preparò a cominciare. Il suo programma era di riprodurre prima il paesaggio che vedeva, e poi riempirlo di personaggi, secondo la sua immaginazione. Ma quando, tutto allegro e pieno di voglia di dipingere, aprì la scatola, rimase a bocca aperta:
aveva dimenticato che, il giorno prima, ne aveva tolto tutti i colori, per pulirla. Ci era rimasto solo dentro, chissà perché, un barattolo di azzurro. Ferruccio Bellatela si arrabbiò, e pestò i piedi. Non poteva tornare a Firenze a prendere i colori, perché avrebbe perso la luce migliore del giorno, a parte la stanchezza del doppio cammino. Poco lontano da lui c'era una ragazza, che badava a un piccolo gregge di pecore. Perché dai calci alla terra come un cavallo, signore? gli chiese da lontano. Perché sono pittore ma non ho colore! rispose lui, allargando le braccia. E che colore ti manca, signore?
 Il giallo, il rosso, l'arancio, il bianco, il verde, il  bruno, ecco quello che mi manca! E ti manca anche l'azzurro? No, l'azzurro ce l'ho! Allora la ragazza sorrise, e gridò: Calma la tua rabbia, signore, e fidati di me. Comincia a dipingere il cielo, e aspetta il mio ritorno! Corse via, e il pittore, tanto per fare qualcosa, cominciò a dipingere il cielo. Al massimo, se tornerò domani, avrò già fatto qualcosa! pensava.

 Intanto la giovane andò a spremere pomodori, limoni e arance, more e mirtilli, a tritare erba e fiori, a montare panna, a grattugiare bucce, a sciogliere terra: e riempì trenta ciotole di colori, uno diverso dall' altro. Poi le mise su un grande vassoio di legno, e tenendolo sulla testa lo portò a Bellatela. Quando vide quelle meraviglie, il pittore saltò e ballò di gioia: baciò la ragazza su tutte e due le guance e cominciò a dipingere il quadro, che venne bellissimo, quasi magico. Chi lo ammirava, infatti, aveva l'impressione non solo di vedere la campagna, ma di sentirne i profumi.
 
 
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