In Italia il teatro musicale godette grande popolarità in tutto il Seicento e si formarono tre scuole principali: veneziana, romana, napoletana. A Venezia si affermarono sempre più le opere storiche e buffe, basate su melodie facili e distese che catturavano immediatamente il favore del pubblico, e su un impianto scenico di grande spettacolarità.

A Roma si conservò maggiormente uno stile severo e nobile, dovuto anche all'influsso dell'altra forma di recita musicale allora molto seguita: l'oratorio, che era una specie di sacra rappresentazione di un episodio biblico e veniva eseguita nelle chiese o in ambienti religiosi senza impianto scenico. In questo genere spiccò su tutte la personalità di Giacomo Carissimi, un musicista di grande forza espressiva.
A Napoli trionfò un tipo di melodramma basato soprattutto sulle arie, che divennero pezzi di bel­canto quasi staccati dal contesto del dramma. Esse venivano collegate alla meglio con un recitativo poco curato, sorretto da secchi accordi del clavincembalo. Alessandro Scarlatti, con il suo straordinario talento musicale, riuscì a dare una forma più rigorosa e unitaria all'opera napoletana e a sostenere con il vigore delle sue composizioni l'insieme delle trame rappresentate. Musicista apprezzato e ricercato in tutta Italia, era abile ad adeguarsi in ogni città allo stile che sapeva essevi più gradito, e cosi riassunse in un certo senso tutte le scuole italiane. Un innumerevole stuolo di piccoli e grandi autori seguirono la strada da lui tracciata e in breve il melodramma italiano conquistò tutti i paesi europei.

Ma Alessandro Scarlatti, insieme con il figlio Domenico, è importante anche per le composizioni strumentali, che in questo periodo attiravano l'attenzione di molti grandi musicisti meno inclini al melodramma e più portati allo studio della pura armonia. In questo campo il Seicento fu un secolo di ampia ricerca, che diede interessantissimi risultati specialmente con Girolamo Frescobaldi e Arcangelo Corelli.