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C'era una volta, una bella principessa, di nome Margherita, che viveva felice e serena nel suo bel regno, amata da tutti per la sua bontà. Margherita, infatti, non era come quelle principesse che ordinano di tagliare la testa a chi non sia in grado di farle ridere o che si malentano se sotto ai loro sette materassi ci finisce per caso un pisello. No! A lei piaceva stare con la gente, invitare a palazzo chiunque le fosse simpatico, gironzolare di qua e di la per le strade magari con il suo caro amico Tommasetto.
Già, Tommasetto... si erano conosciuti da piccolini ed erano sempre stati inseparabili compagni di giochi. Tommasetto non era ne nobile ne tantomeno ricco e adesso che erano diventati grandicelli e che la loro amicizia diventava sempre più importante in Gran Cerimoniere cominciava a preoccuparsi: Sire! diceva al re, la principessa Margherita non è più una bambina, anzi, bisognerebbe cominciare a cercarle un degno sposo. A questo proposito sarebbe meglio che smettesse di frequentare quel tal Tommasetto e che si dedicasse piuttosto ad affinare tutte le regole di comportamento che si convengono a una fanciulla del suo rango! Il re, pur riconoscendo che il Gran Cerimoniere tutto sommato aveva ragione, non osava dare un dispiacere alla sua amata Margherita e perciò continuava a rimandare la ricerca del promesso sposo. Accadde, però, un brutto giorno, che una strana creatura, simile a un drago, arrivò al palazzo reale e rapì la fanciulla. Tutti caddero nello sconforto più totale, soprattutto il re e Tommasetto.
Il Gran Cerimoniere, per risolvere la situazione, iniziò a consultare libroni su libroni in cui venivano riportati fedelmente casi simili a quello a loro accaduto. Sire annunciò infine al re, dovete immediatamente emanare un bando con il quale darete l'annuncio che il giovane valoroso, naturalmente nobile e ricco, che riporterà alla reggia Margherita avrà come ricompensa la sua stessa mano. È scritto a chiare lettere che i re devono fare così in simili circostanze. Perciò il re, convinto più che altro dalla disperazione, emano il bando e a corte si presentarono principi e nobili d'alto rango, accompagnati dai loro scudieri e con indosso armature lucenti.
Tutti erano convinti di riuscire nell'impresa e fieri mostravano al re spade affilatissime, archi e frecce, terribili pugnali. Cosi, uno alla volta partirono tutti ma... indietro non ne ritorno nessuno! Basta penso Tommasetto, non posso aspettare un minuto di più che qualcun'altro riporti a casa Margherita. Ci penserò io! Cosi dicendo, tra lo stupore generale, Tommasetto parti armato... solo della ferma volonta di poter riabbracciare la sua cara Margherita. Seguendo le indicazioni degli scudieri, gli unici tornati alla reggia, trovò il castello dove era stata portata Margherita che, a dire il vero, non era così tetro e spaventoso come l'aveva immaginato. Bussò al portone e, poco dopo, si senti domandare chi fosse e cosa volesse da una voce che non era poi cosi cupa e minacciosa come se l'aspettava. Fu così che Tommasetto si limitò a dire: «Sono un caro amico della principessa Margherita e son qui per chiedere di lasciarla tornare al suo regno... per favore! »
Il portone si spalancò e da lì uscì sorridente Margherita, insieme alla creatura misteriosa che poi così terrificante e mostruosa non era... anzi si trattava di un simpatico draghetto che spiegò: «Sono stanco di essere allontanato da tutti. Mi piacerebbe essere amato, proprio come Margherita. Volevo tanto conoscerla ed è per questo che l'ho portata qui. Naturalmente lei e libera di andar via quando vuole! E i valorosi principi? Il draghetto li stava ospitando, in gran segreto, assai volentieri: finalmente potevano stare tranquilli perchè li nessuno gli avrebbe più chiesto di compiere straordinarie imprese, di cui francamente poco gli importava, mettendo ogni volta a repentaglio la loro vita. Tommasetto e Margherita, dopo aver promesso ai principi di non svelare a nessuno il loro segreto, fecero ritorno alla reggia dove si sposarono, con disappunto del Gran Cerimoniere ma dando una gioia immensa a tutti gli altri.
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