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Forse non piace proprio a tutti i bambini fare i compiti e forse qualcuno non sempre li esegue alla perfezione, ma Nicolino era proprio un caso speciale: non ne faceva neanche uno! E non studiava neppure uno degli argomenti che gli assegnavano a scuola! I suoi quaderni erano praticamente bianchi e non solo per via dei compiti non eseguiti, ma anche perché, quando si trattava di lavorare in classe, dato che non studiava mai, Nicolino non sapeva cosa scrivere! Le poche volte che ci provava, più che altro per non sentire le urla della maestra, faceva tantissimi errori e alla fine erano più numerose le correzioni in rosso che non le sue parole.
Nicolino, gran giocherellone, non si preoccupava affatto di questa situazione, nonostante i rimproveri che di continuo riceveva a casa e a scuola. Ma qualcuno seriamente turbato c'era: la sua penna! Quanto era imbarazzante per lei ogni mattina sentire ridacchiare quella fanatica stilografica di Gianfilippo, compagno di banco di Nicolino, nonché alunno più bravo della classe. Avrebbe preferito rimanere all'interno dell'astuccio insieme alla matita, al righello e a tutti gli altri esseri disgraziati come lei, piuttosto che sentirsi ogni volta ripetere con tono canzonatorio: Allora, quale bel capolavoro hai preparato per oggi? Quante parole ai trascritto per eseguire il tema assegnato dalla maestra? eccetera, eccetera.... Anzi, da un po' di tempo anche altre penne facevano eco alla stilografica di Gianfilippo, persino la biro tutta mordicchiata e senza tappo del terzo banco, fila di sinistra, si, era unita al coro:
Quanti orrori di ortografia ci farai vedere stamattina?» le diceva, ad esempio, con aria provocatoria. Insomma, arrivo il momento che la povera penna non c'ela fece più e decise di prendere in mano la situazione: quando Nicolino la impugnava, era lei che lo guidava cosi che le pagine dei quaderni di quel monello iniziarono a riempirsi di dettati immacolati, componimenti a dir poco poetici, operazioni e problemi senza ombra di errori! All'inizio Nicolino si sorprese, anzi a dire il vero si spaventò, ma poi, compiaciuto dagli elogi che aveva iniziato a ricevere, fece finta di niente e prese a farsi tranquillamente guidare dalla sua penna. La stilografica di Gianfilippo, un tempo rossa fiammante, impallidiva sempre di piu di fronte ai successi della rivale e ormai era diventata di uno smorto colorino rosa.
Lei, invece, la mattina non vedeva l'ora di essere estratta dall'astuccio per assaporare nuovi trionfi ed era ormai diventata il nuovo leader di tutti gli oggetti di cancelleria della classe. Anche Nicolino, adesso che ai rimproveri si erano sostituiti i complimenti e che ottimi voti riempivano le pagine dei suoi quaderni, provava una gran gioia nell'andare a scuola. Un giorno, però, accadde un imprevisto: la maestra scelse Nicolino, in quanto alunno più meritevole, come rappresentante della sua classe al concorso «Giovani Scrittori», bandito dal sindaco della città. Fin qui tutto bene, ma quando arrivo il momento di elaborare il testo, a Nicolino, cosi come a tutti gli altri scolari diligenti che partecipavano al concorso, vennero distribuiti fogli timbrati e firmati dal sindaco in persona e... penne! Ebbene sì, ogni bambino, chissà perché, avrebbe utilizzato, per il concorso, esclusivamente penna e fogli consegnati dagli incaricati. La famosa penna di Nicolino era disperata!
Tutti avrebbero capito l'inganno: lei sarebbe stata presto gettata in un cestino, tra le risate e gli scherni delle altre penne, e Nicolino sarebbe tornato il somaro di sempre! Il loro destino era ormai segnato, era solo una questione di tempo.... Invece, contrariamente a ogni previsione, ecco cosa accadde: Nicolino, è vero, trascorse la prima mezz'ora con la penna stretta tra le dita e la mano immobile sul foglio. Poi, però, come per miracolo, iniziò a scrivere! Dapprima le parole furono buttate giù timidamente e in modo incerto... poi diventarono sempre più fluenti, e alla fine sembrarono uscire dalla penna come un fiume in piena! Inutile dirlo, Nicolino vinse il concorso Giovani Scrittori. La sua penna era incredula, proprio non riusciva a capire con quella zucca vuota potesse aver compiuto una simile impresa senza il suo aiuto.
Decise, allora, di metterlo alla prova: quando Nicolino, a casa, la impugnò per eseguire i compiti assegnati, lei non si mosse. Pero si mosse Nicolino, anzi, a essere precisi, si mossero prima la sua mente e poi la mano... si, aveva imparato a studiare a ragionare e soprattutto ad amare quel che faceva grazie alla sua preziosa penna, che gli aveva dato la spinta iniziale di cui aveva bisogno. La penna era veramente orgogliosa del successo suo e di Nicolino, anche perché adesso era veramente meritato, ma ovviamente il più soddisfatto di tutti fu Nicolino che continuò a impegnarsi sempre, fino in fondo, in ogni prova della sua vita.
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