policoro
  Un Natale diverso
 

Ogni anno, con l'avvicinarsi delle feste natalizie, la maestra di Marianna, faceva svolgere un tema ai suoi alunni dal titolo:"Cosa vorresti che ti portasse Babbo Natale?". Quest'anno c'erano stati dei cambiamenti; la maestra aveva distribuito al posto dei soliti fogli bianchi, fogli rosa per le femminucce e fogli azzurri per i maschietti, ed in più aveva dato a ciascun alunno due scatoline di polverina dorata ed argentata per abbellire lo svolgimento. Marianna prese in mano il bel foglio, ma sapeva che avrebbe avuto difficoltà . Pensava a cosa chiedere a Babbo Natale, ma la bella bambola che tanto aveva desiderato le era stata regalata dalla nonna per il suo compleanno; la cucinetta per preparare i dolcetti ai suoi pupazzi, l'aveva trovata nella sua cameretta dopo l'operazione all'appendice, sorpresa fatta dal suo papà; la casetta dove giocare indisturbata le era arrivata, regalo della mamma per il suo onomastico; insomma, pensava ma non riusciva a trovare un giocattolo che non avessa gia. 



Intanto la campanella della scuola annunciò la fine delle lezioni e, Marianna, incominciò a sistemare l'astuccio ed i libri nella cartella, s'infilò il cappottino ed il berretto di lana, e scese le scale con i suoi compagni per avviarsi verso casa. Fuori faceva molto freddo, si respirava gia l'atmosfera del Natale; le luci colorate e gli alberelli ornati di palle dalle varie forme creavano un passaggio magico.
Le vetrine erano illuminate ed  addobbate  in attesa dell'Avvento e, Marianna le ammirava con stupore, ma non riusciva a trovare  nulla che non avesse già. Camminando non si rende conto che era arrivata a casa; apri la porta ed andò a salutare la mamma che era in cucina. La  faccina imbronciata della bambina, fece domandare alla mamma cosa mai potesse avere, ma Marianna la tranquillizzò dicendole che avrebbe dovuto svolgere un tema abbastanza difficile, e che era un po' preoccupata per questo. Si avvio verso la cameretta, e comincio ad osservare i suoi giocattoli; ne aveva talmente tanti, che alcuni erano riposti nell'armadio.
Li guardava e notava che, l'orsetto aveva il pelo consumato, i palloni erano bucati, le bambole mancavano di braccia o gambe, ed i loro vestitini erano tutti sporchi; il trenino non aveva più la molla, e la carrozzina aveva una ruota rotta. Fu in quell'occasione, che Marianna ebbe un idea straordinaria. Prese carta e penna, e cominciò a svolgere il suo tema; la sua faccina non era più triste, ma aveva assunto un aspetto entusiasta. Quando ebbe finito, decorò il foglio con la polverina disegnando una stella cometa con una lunga coda e tante stelline. La mattina seguente la maestra facendo l'appello chiese se qualcuno avesse terminato il tema da lei proposto, e Marianna alzò il braccio. Bene Marianna. Sei stata la prima a finirlo; sono curiosa di sapere cosa ai scritto. Ti andrebbe se lo leggessi  subito ?"chiese alla bambina. La maestra comincio a dare un' occhiata a quello che era scritto e i suoi occhi diventarono lucidi e, rivolgendosi alla classe, disse: "Bambini, silenzio per favore e ascoltatemi. La vostra compagna ha scritto una letterina piena di sentimento ed altruismo. Ha pensato ad un bambino che quest'anno non potrà giocare; é per questo che vi chiedo a nome di Marianna, la vostra partecipazione a portare tutti i vostri giocattoli rotti, e l'impegno ad allestire un piccolo laboratorio di riparazione in classe, dove tutti saranno impegnati ad aggiustarli. Chi di voi porta gli attrezzi? e chi la colla? e chi la stoffa?" "Io porto il seghetto e la colla; mio padre é falegname." disse Marco. "Ed io porto la stoffa; mia mamma fa la sarta e le rimangono sempre dei ritagli dagli abiti che cuce" disse Enrica."Io porto il cacciavite e le  chiavette perché mio padre é meccanico" disse Paolo. "Io porterò i miei soldatini e le macchinine rotte" disse Giacomo. "Anche io ho tante bambole vecchie con tanti vestitini  consumati" disse Veronica.Insomma tutti gli alunni vennero talmente coinvolti da questa iniziativa, e questo entusiasmo si propagò in tutte le classi. Ben presto tutti gli scolari si presero un impegno; chi  avrebbe portato i giocattoli rotti; chi  l'attrezzatura per ripararli; la maestra preparò la lettera da scrivere a Babbo Natale,affinché  passasse a ritirare i giocattoli riparati da portare a tutti i bambini  poveri del mondo. Ma la storia non finisce qui. Tutte le altre maestre della scuola, saputa l'iniziativa, coinvolsero di conseguenza i loro alunni nell'impresa. Mancavano dieci giorni a Natale e, tutta la scuola era in fermento. I bambini, nonostante l'inverno avanzasse e facesse molto freddo, la mattina si svegliavano con entusiasmo e non vedevano l'ora di andare a scuola per riprendere il lavoro lasciato il giorno prima.Chi s'improvvisava falegname per riparare la casetta delle bambole; chi incollava i pezzi rotti; le bambine cucivano i vestitini , rimettevano a nuovo i peluche e aggiustavano le acconciature delle bambole. C'erano anche i meccanici delle macchinine e dei trenini che, recuperando pezzi qua e la, li  rimettevano in sesto .


I giorni passavano e i giocattoli riparati riempivano tutto lo stanzone della palestra, ma di Babbo Natale nessuna notizia.
Gli stessi bambini che avevano dedicato ore e ore e tanta meticolosità nell'aggiustare i giocattoli, erano sempre più rattristati e svogliati; la maestra  intanto, per rallegrare gli animi della classe, faceva cantare agli scolari una canzoncina di Natale. Ormai era giunto l'ultimo giorno di scuola; Marianna  aveva lo sguardo rivolto alla finestra, vedendo passare per la via  persone cariche di pacchi e pacchettini colorati e macchine che trasportavano alberelli da addobbare; ma di Babbo Natale nemmeno l'ombra. Sembrava che questo Natale, passasse senza lasciare una minima traccia. Ad un tratto l'atmosfera cambiò; dal cielo cominciarono a scendere i primi fiocchi di neve, candidi come batuffoli di cotone che, facendosi sempre più fitti, imbiancarono in breve tempo i tetti, gli alberi e le strade; i rumori si attenuarono e il paese assunse un aspetto magico.Nel silenzio irreale che si era creato,  Marianna incominciò a sentire, prima lievemente, poi sempre più distintamente un tintinnio di campanelle, che man mano si avvicinava.I suoi occhi cominciarono ad illuminarsi e, la sua meraviglia contagiò tutta la classe..... qualcosa stava succedendo.


Tutti i bambini si avvicinarono alla finestra e, all'orizzonte scorsero la sagoma di una slitta trainata da due renne, che scivolava  nel cielo cupo. Subito si creò un gran  frastuono; le voci e le risatine dei bambini riempirono aule e corridoi della scuola.Piano piano gli scolari, cominciarono ad uscire  diretti verso il cortile antistante la scuola,  dove in poco tempo si radunò tutta la scolaresca. La testa all'insù, seguirono il volteggiare della slitta che, dolcemente planò sulla coltre di neve. Babbo Natale si fermò davanti a loro; scese dalla slitta e si avvicinò."Salve a tutti voi, bambini!! Sono molto contento di aver ricevuto la vostra letterina, e sono corso qui appena ho potuto. " Orsù, sbrighiamoci a caricare questi giocattoli, perché il tempo stringe, ed io devo andare in paesi lontani, dove non sono mai stato".E così, tutti i bambini si misero a formare una catena umana che, partendo dalla palestra, finiva nel cortile della scuola. Man mano che la slitta si riempiva, ne appariva come per incanto un'altra, e ben presto furono riempite dodici slitte. Babbo Natale dirigendosi verso quella di testa, si  fermò un attimo a guardare quei bambini, e disse: "Quest'anno  non mi avete chiesto nulla, ma io voglio lasciarvi  lo stesso qualcosa" e così dicendo mise la mano nel suo enorme sacco rosso, e dopo averla ritratta, con un ampio gesto sparse sulla testa di tutti i presenti una polvere di stelle luccicanti.


"Questo é lo spirito  del Natale che scende in tutti voi e che lascerà un segno indelebile nei vostri cuori. Voi avete capito qual'é il vero senso di esso. Non é ricevere un regalo che rende allegri ; i vostri giocattoli faranno sorridere tanti bambini che non hanno mai sorriso, perché nel loro paese la fame, la guerra e le malattie li portano via prima che possano gioire della vita. Io vado a portare,grazie a voi, un po' di felicità lì." E così dicendo, salì sulla slitta scomparendo all'orizzonte, lì da dove era venuto. I bambini rimasero un po' rattristati dalla sua partenza, ma ben presto la polverina incominciò a fare effetto; infatti i loro cuori si colmarono della gioia  di donare.  Marianna e tutti i suoi compagni, non rividero più Babbo Natale, né ricevettero più una sua visita, questo perché egli vive nel cuore  di chi crede nello spirito del Natale.



 
 
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