policoro
  L'angelo guardiano
 
Un angelo custodiva la porta di un giardino; era un angelo guardiano, un piccolo angelo dai capelli scomposti come spruzzi di schiuma, perché il vento che soffiava dai monti non gli dava tregua. Era li da tanto tempo che non ne aveva memoria, da quando il giardino arrivava fino alla pianura ed era pieno di piante e di fontane, e all'interno aveva un palazzo di cento stanze e oltre, così grande da sembrare un paese, così bello da far pensare al palazzo di un imperatore.

Invece, l'aveva costruito un mercante ricchissimo, che s'era innamorato di una principessa lontana e misteriosa e la voleva sposare. La principessa non l'aveva voluto e lui era morto di dolore. Così il palazzo era stato abbandonato ed era diventato un mucchio di rovine, le fontane s'erano seccate e del giardino non era rimasta traccia. Restava solo il muro di cinta e quella porta nascosta dalle liane, e l'angelo guardiano che la custodiva: aspettava che qualcuno ritornasse, perché così gli era stato detto, ma non sapeva quando né chi fosse. Intanto il vento gli scompigliava i capelli e lui vinceva la noia costruendo una rete con i fili delle ragnatele. Li raccoglieva all'alba, quando brillavano ancora di rugiada, e li intrecciava durante il giorno: gli angeli sono molto pazienti e hanno le dita sottili e delicate, e la rete cresceva. Ormai aveva coperto tutto il giardino e l'angelo aspettava ancora. Passava il tempo e in fondo alla pianura era nato un villaggio, e poi un altro ancora e ancora un altro, e le case erano ormai vicine al muro del giardino; la rete era  finita e l'angelo non sapeva cosa fare per vincere la noia. Ma gli avevano detto d'aspettare, e lui aspettava. Ed ecco, un giorno arrivò un circo: era cosa da poco, due scimmie, un pappagallo, due cani ammaestrati, il mangiafuoco e un' acrobata volante. E'leggera come una libellula gridava un grosso uomo davanti al carrozzone. E giù una rullata di tamburo. Ha le ali di un angelo. E giù un'altra rullata.

E vola come un angelo. Una rullata ancora. A queste parole il piccolo angelo guardò con più attenzione: accanto al grosso uomo vide una bambina con una veste azzurra piuttosto scolorita, di un tessuto leggero e trasparente, e due ali di cartone attorno alle scapole. E vide anche che era così magra da sembrare davvero una libellula e che tremava tutta nel vento della sera. il piccolo angelo pensò che fosse per il freddo. Intanto il tamburo aveva richiamato gente e l'uomo invitò il pubblico a prendere posto sulle panche, annunciando che lo spettacolo andava a incominciare. Tutti si sedettero con ordine, i bambini davanti che guardavano incantati le scimmie e il pappagallo e dietro i grandi. E il piccolo angelo, che non visto mai un circo, lasciò la porta del giardino e si sedette anche lui in prima fila, davanti alla bambina. Lo spettacolo iniziò con i cani ammaestrati, che si esibivano in salti e capriole a ogni schiocco di frusta: una frusta nodosa, che sibilava nell'aria e guizzava qua e là come un serpente in cerca della preda.  Poi fu la volta delle scimmie, a camminare a testa in giù e a fare i giocolieri, quindi del pappagallo ammaestrato; infine, dopo un rullare di tamburi, arrivò l'annuncio:

E adesso il grande evento, quello che non avreste mai pensato di vedere: un angelo che vola! Il piccolo angelo si sollevò da terra un po' meravigliato e si guardò intorno: forse non sono più  invisibile si domandò per un momento. Ma subito s'accorse che gli spettatori non guardavano lui, fissavano in silenzio la bambina. A uno schiocco di frusta, era salita su una piattaforma in cima a un palo e stava lassù, a braccia aperte, guardando il vuoto. Tremava e l'angelo pensò che non era il vento a farla tremare, ma la paura. Poi la frusta schioccò, la bambina ebbe un sussulto e chiuse gli occhi: in quel momento l'angelo capì che era lei quella che aveva tanto aspettato. La prese per un lembo del vestito, appena appena l'orlo seguì. La bambina si lanciò nel vuoto, fece una capriola su se stessa, leggera come una libellula, e a braccia  aperte, come un angelo in volo, arrivò tra le braccia dell'uomo.

Era per lei la prima volta e fu una specie di trionfo: il pubblico gridava, i cani abbaiavano di gioia, le scimmie facevano acrobazie; e la bambina rideva adesso e si inchinava al pubblico, felice. Dietro di lei l'angelo guardiano le reggeva ancora il lembo della veste, ma tutti pensavano che la muovesse il vento. Quando il circo partì con le scimmie, i cani, il pappagallo, il mangiafuoco e la bambina, l'angelo lasciò la porta del giardino e li seguì. Diventò il loro angelo custode, e credo sia stato il primo.
 
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