policoro
  I Virginalisti
 
Alcune parti o voci della polifonia, specialmente quelle più basse, cominciarono a essere sostituite dagli strumenti musicali. Questa tendenza si estese più, e cosi gli strumenti passarono dalla semplice funzione di accompagnamento a quella di protagonisti, o, come si dice, solisti. Per la crescente importanza che assunsero nel Cinquecento, gli strumenti vennero continuamente perfezionati, e fu proprio in questo secolo che si arrivò alla definizione di un nuovo, piccolo e maneggevole strumento ad arco, il violino, e di un nuovo, raffinato e carezzevole strumento a tastiera, il clavicembalo. 
Al primo fu per sempre affidato il compito di svolgere la melodia, al secondo quello di intesservi intorno gli accordi armonici, almeno fino alla nascita del pianoforte. Antenati del clavincembalo furono il clavicordio, la spinetta e il virginale, il cui uso si spense. Si trattava di strumenti a tastiera muniti di penne d'oca che pizzicavano le corde in corrispondenza dei tasti. Il virginale era diffuso soprattutto in Inghilterra, e si vuole che sia stato cosi chiamato in omaggio alla regina Elisabetta I la vergine, cui gia i coloni inglesi avevano dedicato in America la regione chiamata Virginia. Ma lo strumento probabilmente esisteva già prima di Elisabetta e forse era così chiamato in quanto particolarmente adatto all'educazione musicale delle fanciulle. Certo è che durante il regno di Elisabetta fiorì in Inghilterra una grande scuola di virginalisti, ossia musicisti che composero per questo strumento. Il virginale, dal suono lieve e raffinato, adatto per musiche profane di carattere gentile e scherzoso, o anche intimo e mesto, fu coltivato in Inghilterra da gentiluomini di alta levatura culturale. Fra i maggiori fu William Byrd, musicista completo, che si dedico anche alla polifonia e fu autore della prima musica sacra della Chiesa anglicana. Anche il liuto, oltre ad accompagnare tradizionalmente le canzoni profane, cominciò a essere usato come strumento solista, per l'esecuzione di arie e danze riunite in suite, cioè in un susseguirsi di pezzi diversi.
Fu così che il nome di molte danze del tempo  come la ciaccona, la pavana, la gagliarda, la sarabanda  rimase in seguito a indicare particolari composizioni musicali, ormai slegate dalle danze che erano cadute in disuso. Proprio in Inghilterra il liuto trovo il suo maggiore virtuoso in Jhon Dowland, il cui celeste tocco rapiva i sensi umani, come ebbe a dire un poeta suo contemporaneo. Famosissimo in tutta l'Europa, Dowland visse prima a Parigi al seguito di due successivi ambasciatori inglesi, passò quindi otto anni alla corte del re di Danimarca, visitò con grande successo le più importanti città d'Italia, e infine a Londra divenne musico alla corte di re Giacomo, incarico che coprì fino alla morte nel 1626. Rimase celebre anche per le sue stravaganze: a Parigi si avvicinò al Cattolicesimo, e poi in Inghilterra tornò protestante.
 
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