Basta col raccontarci fesserie, basta col continuare a far finta di crederci e per favore basta col continuare a pensare che io non possa fare nient’altro che adeguarmi a vivere nell’aridità di una città che vedo seccare ogni giorno un di più, anno dopo anno, amministrazione dopo amministrazione. Basta nascondersi e sopratutto basta temere di dire, temere di fare, temere di essere, in una Policoro dagli orizzonti limitati, educata al pregiudizio e alla condanna, allevata ancora in maniera feudale; basta dipendere da Signore-politico di truno per il lavoro, per il favore, per la posizione da frodare a chi a competenze maggiori, ma minore capacita di farsi "lacche" delle amicizie che contano. Basta continuare a vivere sotto continuo ricatto. Siamo cittadini, non sudditi! Siamo uomini e donne, prima di essere elettori. Siamo uomini e donne, bambini e anziani, siamo vite che vogliono vivere e diventare felici. Non è vero, caro Latronico, che le differenze in una coalizione siano debolezze in sé e che la compatezza sia sinonimo di garanzia, anzi spesso la compattezza può originarsi dalla condivisione di interessi poco virtuosi, mentre la differenze costituire ricchezza ideale, perchè il pensiero è invisibile, mai immobile e sguscia via, mentre il potere è vocato all’immobilità e pretende silenzio da chi la pensa diversamente. E anche se devo lodare il tuo eloquio di domenica sul malcostume lucano non posso non ricordarti che dire mezze verita significa dire bugie: i traditi lo sanno e noi siamo ormai avezzi ad anni di comizzi e belle parole. E perché, Serafino Di Sanza, tu che ti sei presentato come “uno di noi” (e io, da lontano, ho continuato a crederti fino all’ultimo) non ci hai detto tutta la verità? Perchè uomini e donne dell'ex maggioranza e dell ex minoranza, nessuno di voi ci dice la verita e preparate comizi e controcomizi dove c'è pettegolezzo e retorica, ma non verità e ammissioni? Perché continuate ad usare e non amare questa città e gli uomini e le donne che la abitano? Perché ancora continuate a prenderci in giro? Perché dopo aver tradito le nostre aspettative, dopo averci tradito, perseverate nel privarci di dignità umana, considerandoci semplicemente elettori? Un comune, caro Serafino, non cade per antipatie sorte dal nulla fra due assessori capricciosi e il sindaco, un comune crolla dopo che sono crollati i valori e a tenerlo in piedi sono solo interessi contrastanti! Noi abbiamo il diritto di sapere i fatti, di conoscere quali sono questi interessi! Noi sappiamo, tra l’altro, che in nessuna guerra il colpevole è solo da una parte. Noi vogliamo la verità! Sappiamo che è faticoso raggiungerla, sappiamo che in fondo, allo stato attuale, non cercarla fa bene un po’ a tutti i burattinai (di centro sinistra e di centro destra), ma noi – e qui c’è la grande novità!- non vogliamo più essere burattini. Lo so, ora sto veramente esagerando: non solo ardisco l’assurda pretesa di chiedervi di dire la verità, ma addirittura affermo a nome di tutti i policoresi che da oggi noi non vogliamo più far finta di credervi e che il discolo, opportunista e impaurito Pinocchio improvvisamente diventa uomo. Siamo proprio nel mondo delle favole, vero? Ma non è poi così ingenuo l’intento di questo articolo: in realtà vuole essere un minimo tentativo di avviare un serio dibattito sulla politica e sulla cultura policorese, su voi e su noi, su una cittadina che merita rispetto. La città è un unicum, è un insieme di tante persone che formano un’unica cosa: non esistono individui atomizzati, ognuno con la sua storia e la sua vita, ma animali sociali, condannati a vivere e crescere insieme per loro natura, esseri che nascono in un ambiente che li plasma, in un sistema di interconnessioni umane, di intrecci sociali indissolubili che li formano e decidono il loro destino. Chi ha la presunzione di porsi alla guida della città deve avere la coscienza dell’importanza governativa ed educativa del suo ruolo, deve assumersi l’onere, prima che l’onore di farsi guida. Se la politica non dice la verità nemmeno in questa occasione, se non esce nemmeno dalle vostre bocche, uomini di centrosinistra, spianiamo definitivamente la strada al malcostume, tacitamente condiviso da tutti, che si erge a sistema. Se la politica non dice la verità educa l’intera città a non dirla, educa i figli all’utilità della menzogna, ci alleva nella menzogna. Se la politica continua ad usarci e a mentirci l’albero della polis non può non seccare, i vostri stessi cuori, oltre a non battere per noi, riempirebbero le vene della città di sangue infetto… e siamo già malati. Se volete essere guide, siate guide giuste, o almeno attente! Analizzate al microscopio il momento storico, sforzatevi di comprendere i bisogni degli abitanti, smettetela di accattivarveli con
promesse e favori, smettetela di trattarci come imbecilli! E “Noi che facciamo?”, ancora risuona la domanda di Rocco Scotellaro. Perché ancora confondiamo il diritto con la supplica e il favore, perché non parliamo, perché abbiamo paura di chiedere ciò che in democrazia è esigenza fondamentale? Giornalisti policoresi, molti dei quali conosco e ne conosco l’integrità morale e il bel cervello, perché non prendete iniziativa, perché non dite tutto quello che pensate, perché non fate inchieste, perché ancora non diventate quello che vorreste essere, ciò per cui avete studiato, perché non capite l’ importanza del vostro compito e ve ne
assumete fino in fondo la responsabilità? Chi o cosa sta facendo seccare la vostra passione? E noi altri cos’altro aspettiamo per parlare, per chiedere, per diventare cittadini e protagonisti della nostra vita, nella nostra città? Indicativamente Erich Fromm citava, all’inizio di un suo famoso libro dal titolo significativo “Fuga dalla libertà”, un detto Talmudico: “Se non sono per me stesso chi sarà per me? Se sono per me stesso soltanto, che cosa sono? Se non ora, quando?”.