policoro
  Petrushka
 
Nella cassetta di legno il buio era assoluto. Non vi filtrava neppure un raggio di luce, una volta chiusa la serratura. Ma il buio non preoccupava Petrushka, anzi a volte lo trovava piacevole. Petrushka aveva infatti passato gran parte della sua vita in quella cassetta. Una volta terminato lo spettacolo, il burattinaio non perdeva tempo. Quando il sipario calava tra gli applausi degli spettatori e le risa dei bambini, il sorriso svaniva dal volto del vecchio. Osservava accigliato quei flosci burattini che erano gli strumenti della sua attività, e passava in rassegna i danni del tempo e dell'usura. Le finiture dorate della giubba rossa del Moro stavano staccandosi: andavano ricucite. La Ballerina aveva uno strappo nella gonna, nel punto in cui era rimasta impigliata con la spada del Moro: bisognava rammendarlo. In quanto al Pagliaccio, cioè a Petrushka, la sua faccia di legno era così logora e tutto il costume era così stracciato, che doveva proprio essere presto sostituito da un altro nuovo.

Da solo nel buio, Petrushka ascoltava i rumori degli scenari che venivano abbassati e riposti. Sobbalzò quando le cassette vennero gettate sul carro, e udì quindi il rumore delle ruote sulla strada, mentre lo spettacolo dei burattini si spostava verso un'altra città. Dentro la cassetta la vita era molto più semplice. Il dolore e la tristezza non se ne andavano, ma comunque non poteva farci nulla. E ogni volta che pensava alla propria vita, riusciva a persuadersi che in futuro le cose sarebbero potute cambiare. Rabbrividì nel pensare al Moro, imponente nell'aspetto, ma crudele. Non è poi colpa sua se è così spaventoso, pensò Petrushka, ma era quella la parte che doveva recitare. Tuttavia questo pensiero non gli era di gran conforto quando il Moro danzava sul palco, facendo roteare la spada di legno sopra la sua testa e sfiorandogli quasi il cuore con la lama. Petrushka pensava però che tutto questo non avrebbe poi avuto molta importanza, se la Ballerina lo avesse amato! Ma perché lei invece si sedeva sulle ginocchia del Moro e gli sorrideva con tanta dolcezza. Quando pensava alla Ballerina, ai suoi capelli d'oro, ai suoi grandi occhi azzurri, alle sue guance rosate, la sofferenza di Petrushka diventava quasi insopportabile. Ma sarebbe stato diverso la prossima volta, pensò. Lei avrebbe finalmente capito quanto lui l'amasse e improvvisamente avrebbe ricambiato il suo amore per lei. E tirò un lungo sospiro immaginando quanto sarebbe stato dolce vivere insieme. Poi si addormentò, cullato da quel monotono dondolìo. Si svegliò di soprassalto quando la cassetta fu gettata sul palcoscenico; di nuovo il cuore gli cominciò a battere svelto. Il rumore sull'acciottolato era finito, poté udire suoni attutiti di musica e risate. Sembravano i rumori tipici di una fiera, rumori conosciuti e di buon auspicio. Significava infatti che ci sarebbero stati un pubblico numeroso e molti incassi, e questo avrebbe messo di buon umore il burattinaio. Quando si alzò il coperchio della cassetta la luce lo abbagliò dopo la fitta oscurità. Petrushka si sentì sollevare e, subito dopo, eccolo di nuovo al suo posto sul palcoscenico, in attesa che il polveroso sipario si aprisse. Ebbe appena il tempo di gettare uno sguardo di fianco, per vedere la sua amata Ballerina in equilibrio sulle punte dei piedi al centro del palco, col feroce Moro dall'altro lato. Poi il sipario si aprì, apparve la massa dei volti attenti dei bambini e lo spettacolo ebbe inizio.

La Ballerina danzò per prima, con grazia, sulla punta dei piedi. Sollevando le mani sopra il capo piroettò tutt'attorno al palco, mentre tutte le bimbe del pubblico morivano dalla voglia di fare come lei. Petrushka si inginocchiò sul davanti del palco e tese verso di lei le braccia imploranti; ma lei gli passò davanti piroettando e sembrò non averlo quasi notato. «Lei in realtà non è così crudele,» pensò l'infelice Pagliaccio, è solo la parte che deve interpretare sulla scena, come io devo fare quella del pagliaccio malinconico. Per lui non era difficile recitare questa parte, amandola come lui l'amava. Il pubblico non avrebbe mai saputo che le sue lacrime erano vere. Poi la Ballerina si fermò sul fondo del palco, mentre il Moro balzò al centro. Come appariva bello, coi ricami dorati che spiccavano sulla giubba rossa, e coi riflessi argentei che balenavano quando brandiva la spada di legno.Tutti i maschietti del pubblico sognavano di poter apparire così fieri e coraggiosi. Il Moro mandò baci alla Ballerina, che timidamente avanzò verso di lui sulla punta dei piedi, e quando le si inginocchiò davanti, lei gli si sedette sulle ginocchia. Il pubblico applaudì e la Ballerina ricambiò mandando baci a tutti. Se mi mandasse anche un solo bacio, pensò Petrushka, mi accontenterei anche di un unico piccolo bacio, ma lei non guarda neppure dalla mia parte. Allora le andò vicino, sempre più vicino, lentamente, fino a raggiungerla e a toccare la sua mano. Spaventata, ella emise un piccolo grido, e allora il feroce Moro si voltò a quella voce, e fissò i minacciosi occhi neri sull'implorante Pagliaccio. Poi balzò furente ai suoi piedi, spaventando la piccola Ballerina, che continuava a far sorridere il pubblico.
Si lanciò quindi verso Petrushka, facendo roteare la spada attorno allo sfortunato Pagliaccio che si rannicchiò impaurito sul davanti del palcoscenico. Tutto questo faceva parte dello spettacolo, ma era il momento che Petrushka temeva sempre. Infatti pensava che, prima o poi, la spada gli si sarebbe accostata troppo, e avrebbe posto fine alla sua infelicità. E questo accadde davvero. Le assi che coprivano il palco erano irregolari e ormai logore, e un piede del Moro si bloccò contro un listello. Il Moro incespicò, poi rapidamente riprese l'equilibrio. Ma in quel breve attimo la sua spada si impigliò nel logoro corpo fatto di stoffa di Petrushka: lo spaccò spargendo segatura su tutto il palco, mentre il burattinaio richiudeva in fretta il sipario. Petrushka giaceva sul palcoscenico in un mucchio di segatura. Mentre la sua vista si faceva sempre più confusa, vide che il Moro e la Ballerina venivano sollevati e sistemati nelle loro cassette. Poi il burattinaio guardò in basso, verso di lui. Ahimè, ora abbiamo davvero bisogno di un nuovo Pagliaccio!» borbottando spinse col piede il povero Pagliaccio giù dal bordo del palco, facendo lo cadere nel buio. Il palcoscenico fu smontato, le cassette furono riempite, e il rumore del carro si spense lontano, nella notte. Petrushka udì quel rumore svanire lontano. «Proprio così, pensò tristemente, finisce anche la mia vita; ma era troppo debole per muoversi.
E allora, proprio in quel momento, gli passò vicino una bimba. Stanca e assonnata, dopo un lungo giorno passato alla fiera, si trascinava dietro alla mamma che la teneva saldamente per mano. Era una bimba assai graziosa, con riccioli d'oro, grandi occhi azzurri e guance rosa. Si fermò, quando vide il vecchio e malandato pagliaccio buttato nella polvere, afferrò il vestito del povero e sbrindellato Petrushka e, sollevatolo lo pose in salvo tra le sue braccia. Guardando verso l'alto, nella debole luce, Petrushka vide due grandi occhi azzurri che lo guardavano con dolcezza, e una graziosa bocca che gli sorrideva. Non capì bene se ora si trovava veramente in paradiso, o se invece aveva trovato solo una nuova parte da recitare.
 
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