policoro
  Cerriwden
 
Cerridwen, cioè Grano Bianco: è anche conosciuta con il nome di Dea Bianca. Cerridwen è una potente maga che crea le sue pozioni mescolando infusi in un calderone di rame. Cerridwen benedice i poeti e i cantori ed è la protettrice della fertilità, della morte e della rinascita. Questa è la storia della nascita dei suoi due figli, uno dei quali, Taliesin, fu uno dei più famosi bardi del popolo celtico. In seguito i bardi che componevano musica funebre si autodefinirono 'figli di Cerriwden.
Tempo fa, su di un'isola al centro del lago Tegid, nel nord del Galles, viveva una potente maga di nome Cerridwen. La donna passava le giornate a creare pozioni che mantenevano viva l'ispirazione di poeti e cantori. Ella amava parlare agli animali e ne mutava le sembianze a suo piacimento. Cerridwen ebbe una vita gratificante sull'isola, fino alla nascita di suo figlio. Subito dopo il parto Cerridwen avvolse il neonato nelle Pieghe della sua lunga gonna bianca; lacrime amare cadevano sul corpo magro e deforme del figlio, mentre la madre cantava una dolce ninnananna. Una delle sue gambe, infatti, era più lunga dell' altra: avrebbe zoppicato tutta la vita. Inoltre il suo corpo era coperto di peli ispidi e neri e le sembianze del suo viso lo facevano assomigliare più ad un animale che ad un bambino. Mentre cantava, la dea pensava a quanto avrebbe sofferto con quel figlio così sgraziato. Egli sarebbe stato schernito da tutti e non sarebbe mai stato accettato nell' Alta Corte della Terra: anche se avesse provata con le sue pozioni magiche, Cerridwen non sarebbe mai riuscita a dargli una forma veramente umana. Non c'era niente da fare.
Cerridwen sospirò e decise di chiamare il figlio Grande Corvo in quanto il suo aspetto le ricordava quell' uccello. Quindi si mise alla ricerca di una pozione che potesse rallegrare in qualche modo la misera vita del bambino. A mezzanotte la luce della luna irruppe con violenza nella stanza e cadde su di un libro. Cerridwen lo aveva già sfogliato ma, guardando meglio, trovò proprio l'informazione di cui aveva bisogno. Ma certamente si disse, danzando felice con il figlio tra le braccia. Ti darò la voce più melodiosa che sia mai stata udita sulla Terra Gli uccelli si fermeranno nel sentirti cantare e i cantari migliori siederanno al tuo fianco. Inoltre io ti darò il dono della Vista: i re e i maghi tralasceranno ogni impegno per ascoltarti mentre sveli il futuro. Tutti si disputeranno i tuoi favori e grandi battaglie verranno vinte grazie alla tua saggezza, figlio mio Cerridwen iniziò a scrivere una lista di piante di cui aveva bisogno per le sue pozioni. Esse crescevano in stagioni diverse e in diverse parti dell'isola. Impiegherò un anno e un giorno per raccoglierle disse al figlio e dovrò mettere nel calderone boccioli, foglie, semi e radici fino al giorno in cui la pozione sarà pronta. La mattina successiva Cerridwen si recò a raccogliere i vari ingredienti e, strada facendo, cantava con il figlio tra le braccia. Durante la raccolta, chiedeva ad ogni pianta di benedire la sua opera. La dea chiese poi ad un vecchio cieco di mescolare l'infuso nel calderone e ad un giovane, di nome Gwion Bach, di alimentare il fuoco. Quella sera cantò L'Incantesimo della Promessa' a Grande Corvo, mentre lo cullava per farlo addormentare. La mattina Cerridwen accese un fuoco con corteccia di betulla e rami di nocciolo nel boschetto dove crescevano i pini più alti. Con la speranza nel cuore, la dea riempì il calderone con l'acqua del lago, poi accese il fuoco con un tizzone ardente e pochi minuti dopo l'infuso stava bollendo. Prima di mezzogiorno Cerridwen mandò Gwion a raccogliere legna nella foresta. Mentre il giovane era via ella sparse del muschio ed un po' di artemisia nel calderone, proprio mentre un raggio di sole cadeva dal cielo. Intanto il vecchio cieco mescolava l'infuso, senza avere la possibilità di  vederne il contenuto. Poi, al crepuscolo, Cerridwen mostrò a Gwion come alimentare il fuoco con carbone e cenere in modo che non si spegnesse durante la notte.

L'anno passò con regolarità. Ogni giorno la dea raccoglieva piante, immersa nella preghiera, e le  aggiungeva all'infuso del calderone; in estate e in inverno il cieco mescolava e il giovane alimentava il fuoco. Era passato esattamente un anno. Finalmente la dea prese il figlio tra le braccia e gli disse: Domani sarai un bambino nuovo, figlio mio Gwion, appena tornato dalla foresta, sentì la promessa che la dea faceva al figlio. Che cosa avrà mai voluto dire si chiedeva. Qualsiasi cosa sia, lo vedrò presto Il mattino successivo, arrivando alla foresta di pini, Gwion si meravigliò di non vedere il vecchio cieco intento a mescolare l'infuso: invece vide Cerridwen china sopra ad un masso, con le braccia attorno alle ginocchia, che si dondolava avanti e indietro. Tutto ciò preoccupò un poco il giovane, che cercò di comunicare il suo turbamento alla dea, ma lei teneva gli occhi chiusi e cantava: E' finalmente l'ora, il giorno è arrivato, ecco il cambiamento che stavamo aspettando. Il giovane notò che il bambino era seduto su una roccia di fronte alla madre, vicinissimo al calderone, tanto che il suo viso era arrossato per il gran caldo. Si udì un sibilo provenire dal calderone. Gwion, coraggiosamente, si sporse e vide che nel calderone l'infuso si era incredibilmente ridotto: rimanevano solo quattro gocce Poi l'infuso si ridusse a tre gocce, il numero magico, e il calderone si spezzò in due parti. Gwion sussultò e cadde in avanti immergendo un dito nel liquido bollente. Per istinto si mise il dito in bocca per ridurre il bruciore. In quell'istante Gwion Bach acquistò i doni che avrebbero dovuto essere riservati a Grande Corvo.  Grazie alla saggezza e alla preveggenza appena acquisite, egli capì all'istante quanto Cerridwen sarebbe divenuta furiosa quando avesse saputo che la sua magia aveva aiutato lui e non il suo sfortunato figlio. Senza esitare Gwion si trasformò in una lepre e fuggì via nella foresta. Quando Cerridwen si svegliò dalla sorta di trance in cui era caduta, diede sfogo a tutta la sua rabbia. Subito si trasformò in un levriero nero e rincorse Gwion. Nell'udire il levriero sempre più vicino, Gwion si gettò in un ruscello e si trasformò in un pesce. La dea si trasformò a sua volta in una lontra e nuotò velocemente dietro al pesce. Gwion si sentì afferrare improvvisamente la coda, ma si trasformò in un passero e volò alto nel cielo. Cerridwen si trasformò allora in un falco e inseguì il passero. "Che fortuna!" pensò Gwion, vedendo un granaio. Entrandovi, infatti, il giovane si tramutò in un chicco di grano, ma Cerridwen si trasformò in una gallina nera dalle zampe rosse e iniziò a mangiare l'intero contenuto del granaio. Poi, quando ebbe mangiato anche l'ultimo chicco, si trasformò di nuovo in donna.
Mentre tornava alla foresta, al colmo della disperazione per Grande Corvo, la dea percepì l'inconfondibile movimento che indica la presenza di una nuova vita nel corpo di una donna: Gwion Bach stava crescendo, sotto forma di bambino, dentro di lei. Passarono nove mesi e Cerridwen partorì il suo secondo figlio. La dea prese delicatamente una delle sue manine e fissò i suoi occhi azzurri. Nel suo cuore non riusciva a considerare quel bambino un pericolo, ma nemmeno poteva tenerlo, in quanto aveva privato il primo figlio dei suoi doni preziosi. Così avvolse il bambino in uno scialle e lo mise in una barca che spinse verso il largo. Il bambino fu trovato presto da un principe, fino a quel momento estremamente sfortunato. Appena il principe scoprì il bambino, vide una luce brillare sulla sua fronte e lo chiamò così 'Taliesin' che significa 'Fronte Lucente. Grazie disse il bambino, Speravo ardentemente di essere trovato presto Il principe condusse quel bambino sorprendente a casa propria e lo crebbe come fosse suo. La vita del principe cambiò da quel giorno e, per quanto riguarda Taliesin, all' età di dieci anni era già un bardo di corte. Fino ad età avanzata fu ricercato dai re per la sua saggezza e dai poeti per il suo sapere.Anche Grande Corvo visse molto a lungo. Egli trascorse la sua esistenza nell' isola del lago Tegid, in tranquillità, al fianco di sua madre, raccogliendo piante e preparando infusi magici per poeti e cantori.
 
 
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