Madonna del Ponte patrona di Policoro
Quetso e il ponte in cui e stata trovata la madonna
ercorrendo l'autostrada Mazara del Vallo - Palermo, nelle vicinanze dello svincolo per Balestrate, si può vedere a valle una chiesetta con campanile: è il Santuario della Madonna del Ponte, meta secolare di pellegrini devoti alla Madre di Gesù.
Il tempietto custodisce infatti un'immagine su tela della Madonna seduta in trono che regge, con la sinistra, il Bambino che protende le mani verso la madre, con la destra un cuore; ai due lati sono rappresentati due apostoli: San Pietro con le chiavi in mano, San Paolo (o, secondo alcuni, San Giovanni) con libro e giglio. Ai piedi vi è un "ponte", chiaro riferimento al vecchio ponte sul fiume Jato che si trova nelle vicinanze.
Il Santuario sorge a 7 Km da Partinico, vicino ad una sorgente ricca di acqua, luogo di sosta per i viandanti che, lungo il percorso dell'Itinerarium Antonini, si recavano da Hiccara ad Aquae Segestanae e, probabilmente, luogo di culti precristiani.
Ogni anno, la seconda domenica di Pasqua, la predetta immagine viene trasportata a Partinico dove, accolta dal popolo festante, viene accompagnata nella chiesa Madre per rimanervi sino alla seconda metà di novembre.
La sacra immagine, dipinta da Vincenzo Manno nel 1819, il 15 agosto 1861 è stata incoronata con una solenne cerimonia da parte del Capitolo Vaticano e da allora il popolo partinicese, che già il 6 agosto festeggiava la festa di Gesù Crocifisso, ne celebra il ricordo con una festa di tre giorni (6, 7, 8 agosto).
Il culto di Maria Santissima sotto il titolo prima di "Altofonte" e poi del "Ponte", ha avuto origine nella 1^ metà del XIV secolo ad opera degli abati Cistercensi del Monastero di S.M. di Altofonte, istituito nel 1307 dal re aragonese Federico II nella contrada del Parco presso Palermo, i quali ebbero pure in dote la foresta di Partinico.
Però, della esistenza del Santuario di Partinico non si hanno notizie certe fino alla prima metà del XVI secolo: riferisce infatti il Lo Grasso che con atto del 18 novembre 1547, il Rev. Canonico di Palermo Biagio De Vallone, Procuratore dell'Abbazia di S.Maria di Altofonte, concede al nobile Pietro Piraino di Alcamo 8 salme di terre, in ragione di 15 tarì a salma, nel territorio di Partinico, presso i confini del feudo della Cannavata, denominato "lu Pezzo, ossia, Chiusa di Nostra Donna di lo Ponti".
La parola "Chiusa", da non confondere con "chiesa", in effetti stava ad indicare una località delimitata dal fiume Jato, dalla via pubblica e dalle colline circostanti, tuttavia attesta l'esistenza di una chiesa come è meglio dimostrato dall'atto del 7 luglio 1580 presso il Notaio Giuseppe Sapienza di Palermo, in virtù del quale Francesco Vasco, procuratore del nobile Salvatore Valditaro di Alcamo, dichiara di possedere, in contrada Ponte di Partinico, un luogo presso la Chiesa ("positum secus Ecclesiam"), presso il fiume, la via pubblica e altri confini, soggetto ad onze due annuali da pagarsi all'Abbazia di Altofonte: in virtù dell'atto di prestazione di consenso presso il Notaio Barnaba Bascone del 9 aprile 1565.
In un atto del Notaio Bascone si precisano i confini del detto terreno che ha ad oriente il fiume, ad occidente la via pubblica, e a settentrione la Chiesa: non c'è dubbio che tale Chiesa fosse l'antico Santuario, posto appunto vicino al fiume Jato, in prossimità della "via pubblica", cioè della strada, allora di una certa importanza, che collegava Partinico con Alcamo.
Se la Chiesa esisteva nella prima metà del XVI secolo, Lo Grasso congettura che essa dovesse esistere nel XV secolo quando i Cistercensi, "dopo averlo ricevuto in eredità dagli abati di S.Maria di Altofonte, che lo avevano fondato nel secolo XIV, ... furono costretti ad abbandonarlo, quando nel 1435 da re Alfonso il magnanimo l'Abbazia di Altofonte fu resa Commendataria, e privata del dominio di Partinico".
Secondo A. D'Asaro la costruzione del primitivo Santuario sarebbe avvenuta fra il 1386 ed il 1392, come si desume da un documento testamentario del 20 giugno 1386, con cui Guarnerio Ventimiglia, signore delle terre di Alcamo, dopo aver nominato i figli eredi universali, dispose di assegnare duecento fiorini d'oro per la costruzione ("de novo fabricande") della chiesa "Santa Maria di lo ponti".
Poiché risale al 1392 una rivolta del popolo alcamese contro il conte Enrico Ventimiglia, figlio di Guarnerio, D'Asaro ipotizza che la costruzione del Santuario sia avvenuta tra il 1386, data del testamento, ed il 1392.
L'esistenza del Santuario nel XVII secolo è attestata dalle indulgenze concesse dal Pontefice Urbano VIII con "Brevi" del 25/1/1639 e 29/3/1639, ove si fa riferimento alla "Chiesa Rurale intitolata di S. Maria di Altoponte, esistente dentro i limiti dell'Abbazia del Parco, nella Diocesi di Mazzara" , che i fedeli potevano visitare nei giorni di giovedi e domenica in Albis, come tutt'ora avviene.
Inoltre si trova menzione della Chiesa nella visita fattavi dal Car. Gian Domenico Spinola nel 1639, e dall'Arciprete Antonino Pezzino nel 1673.
Nel XVIII secolo la Chiesa è nominata nel Registro e negli atti della Regia Visita di Mons. Angelo De Ciocchis (1741-1745), documenti che consentono di conoscere le fasi di ristrutturazione del santuario nel tempo fino ai nostri giorni. In essi infatti si può leggere fra l'altro che l'Abbazia possiede in contrada del Ponte una piccola Chiesa di campagna, "sperlonga", ove vi è una sola Cappella con l'Altare della Madonna del Ponte: quindi una piccola chiesa ad una sola navata.
La Chiesa verrà ampliata nel 1774 allorquando il re Ferdinando III con biglietto reale del 27/11/1773 concesse la somma necessaria alla sua ristrutturazione. La Deputazione del tempo, volendo ingrandire la Chiesa per renderla proporzionata all'accresciuta popolazione (9.000 circa), faceva aggiungere alla preesistente Cappella due navate laterali, con le volte appoggiate a sei archi, tre per lato, sostenuti da quattro colonne di pietra, due a destra e due a sinistra, con rispettive basi e capitelli, tutti di intonaco in stucco. Per l'occasione, nella navata di destra fu costruito un secondo altare, dove è posta una piccola statua di Madonna con bambino, realizzata con paglia e cera, manifattura del XVII secondo molti studiosi.
Nel XIX secolo furono eseguiti altri lavori: nel 1810 fu rinnovato il Tabernacolo in cui si trova la Madonna piccola; nel 1888 fu costruito l'altare; intorno al 1895 furono sostituite le colonne con dei pilastri, furono restaurate le pareti, le volte, la sacrestia ed il pavimento. In seguito fu costruito un casamento, per alloggio del Cappellano, attiguo al fianco orientale, e un nuovo campanile nella parte settentrionale.
La Cappella della Madonna piccola, in fondo alla navicella di destra, venne adornata di marmo, e munita di una grata di ferro per custodia dei preziosi ex voto. In fondo alla navicella sinistra, sopra la porta della sacrestia, si trova una piccola nicchia con la statua di S. Vito martire, di cui in una teca ovale argentata si conserva una reliquia autenticata in data 3 settembre 1861 dal Card. Costantino Patrizi.
Anche nel corso del XX secolo il santuario è stato oggetto di restauri ed interventi vari: nei primi anni del '900, nello spiazzo antistante la chiesa furono ampliate e costruite diverse stalle, nonché un fonte e un bevaio.
I lavori eseguiti infine nel 1935 hanno portato alla configurazione attuale del Santuario: rimesso a nuovo l'intero pavimento, è stata aperta una porta laterale nella navata di sinistra, da servire di uscita alla folla dei fedeli; è stato rifatto un nuovo altare maggiore nel quale, in un'apposita nicchia è stata collocata la statua della Madonna, abolendo l'antico altare in fondo alla navata di destra e sostituendolo con una piccola nicchia incavata nella parete; è stata abolita la stalla esistente dietro la Chiesa e trasformata in un ampio refettorio; è stata rifatta la facciata principale e costruito un nuovo campanile, con due nuove campane, accanto al lato destro della Chiesa.
Dopo alcuni interventi di minore portata, risalenti al decennio 1954-64, nel 1990 sono stati ultimati i lavori di sistemazione e restauro dell'immobile, su progetto dell'Ing. Pietro Ouirino Cilluffo, e per un importo complessivo di lire 520 milioni.
Tali lavori si erano resi necessari a causa delle precarie condizioni statiche soprattutto dei locali adiacenti la Chiesa, che presentavano parecchie lesioni parietali e cedimenti delle strutture dei locali.
In particolare, sono state effettuate le opere di consolidamento statico delle murature, le opere di protezione nei confronti degli agenti atmosferici con la totale sostituzione degli elementi lignei marcescenti, e sostituzione delle tegole alla marsigliese con i più tradizionali coppi alla siciliana, la ristrutturazione degli ambienti, e infine il restauro ornamentale del prospetto che, con il rifacimento di intonaco tipo cocciopesto, ha ridato al Santuario l'antico aspetto iconografico.
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Madonna del ponte.
La festa della Madonna del ponte cade nella domenia in Albis e, oltre gli abitanti di Policoro, interessa anche quelli di Scanzano. Quel giorno le due popolazioni si riversano nel santuario dedicato alla "miracolosa" Madonna, ubdicato in territorio di Policoro, ma in una contrada quasi equidistante dai due comuni. Il primo nome che la Madonna ebbe fu " Santa Maria di Altofonte" a cominciare dal secolo XIV. Poi, dal ponte che offre ai viadanti un sicuro passeggio dall'una all'altra riva del fiume, si diede il nome di Santuario e Madonna "Del Ponte" come del resto si era data alla contrada denominazione ponte.