policoro
  Il racconto
 
Una vigilia di Natale di molti anni fa, me ne stavo tranquillo nel mio letto. Non muovevo le lenzuola, respiravo lentamente, senza far rumore. Aspettavo di udire un suono, un suono che secondo un mio amico non avrei mal sentito: le campanelle della slitta di Babbo Natale. Babbo Natale non esiste insisteva il mio amico, ma sapevo che si sbagliava. Nel cuore di quella notte io udii dei suoni, però non erano le campanelle. Da fuori giunse un sibilo di vapore e uno stridio di metallo. Guardai dalla finestra e vidi un treno, immobile davanti a casa mia. Era avvolto in una nuvola di vapore e la neve gli cadeva attorno a fiocchi leggeri. Il capotreno, sulla porta di una carrozza, trasse un grande orologio dal taschino del panciotto e guardò verso la mia finestra. Mi infilai pantofole e vestaglia e sgattaiolai in punta di piedi fuori di casa.
Tutti a bordo! esclamò il capotreno. Gli corsi incontro. Bene disse. Vieni. Dove. domandai. Come dove, al Polo Nord rispose lui. Questo è il Polar Express. Afferrai la sua mano tesa e lui mi issò a bordo. Il treno era pieno di ragazzi, in pigiama e camicia da notte. Intonammo i canti di Natale e mangiammo dolci ripieni di torrone bianco come la neve. Bevemmo cioccolata calda, densa e ricca come cioccolato fuso. Fuori, le luci delle città e dei paesi brillavano in lontananza mentre il Polar Express correva verso Nord. Presto tutte le luci scomparvero. Viaggiammo attraverso foreste scure e fredde, dove erravano lupi magri, e i conigli dalle bianche code si nascondevano quando il fragore del treno irrompeva nel silenzio della boscaglia. Ci inerpicammo su per montagne talmente alte che sembravano toccare la luna. Ma il Polar Express non rallentò mai. Correva sempre più veloce, superando picchi e valli come una macchina sull' ottovolante.
Le montagne divennero colline, le colline pianure coperte di neve. Attraversammo un arido deserto di ghiaccio, la grande calotta polare. In lontananza comparvero delle luci: sembravano quelle di una strana nave da crociera che solcava un oceano ghiacciato. Siamo al Polo Nord disse il capotreno. Il Polo Nord. Era un' enorme città in cima al mondo, piena di fabbriche dove si costruivano tutti i giocattoli di Natale. All' inizio non vedemmo nessun elfo. Sono riuniti nel centro della città» ci disse il capotreno. È lì che Babbo Natale consegnerà il primo regalo. E chi lo riceverà chiedemmo tutti. E il capotreno rispose. Lui sceglierà uno di voi. Guardate! esclamò un ragazzo. Gli elfi. Fuori ce n'erano a centinaia. Man mano che il treno si avvicinava al centro del Polo Nord, le strade erano talmente gremite di aiutanti di Babbo Natale che rallentammo fin quasi a fermarci. Quando il Polar Express non poté andare oltre si arrestò e il capotreno ci condusse fuori. Ci facemmo strada tra la folla fino al margine di un vasto semicerchio. Di fronte a noi c'era la slitta di Babbo Natale. Le renne erano eccitate, si impennavano e andavano al passo, facendo tintinnare le campanelle d'argento dei loro finimenti. Non avevo mai sentito un suono così magico. Gli elfi si scostarono e apparve Babbo Natale. Gli elfi lo acclamarono entusiasticamente.
Venne verso di noi, mi indicò e disse: Prendiamo questo ragazzo qui. Poi montò sulla slitta. Il capotreno mi aiutò a salire. Mi sedetti sulle ginocchia di Babbo Natale e lui mi chiese: Be', cosa ti piacerebbe per Natale. Sapevo che avrei potuto avere qualunque regalo potessi immaginare. Ma nel suo sacco gigantesco quello che più volevo non c'era: ciò che volevo più di ogni altra cosa era una campanella della slitta di Babbo Natale. Quando gliela chiesi, lui sorrise. Poi mi abbracciò e disse a un elfo di tagliarne una dai finimenti della renna. Si alzò in piedi, tenendo la campanella in alto ed esclamò: Il primo regalo di Natale. Un orologio batté la mezzanotte mentre gli elfi approvavano a gran voce. Babbo Natale mi porse la campanella, e io la infilai nella tasca della vestaglia.
Il capotreno mi aiutò a scendere dalla slitta, mentre Babbo Natale gridava i nomi delle renne schioccando la frusta. Quelle balzarono in avanti e volarono in aria. Babbo Natale fece un giro sopra le nostre teste, e poi scomparve nel freddo, buio cielo polare. Non appena tornammo sul Polar Express, gli altri ragazzi chiesero di vedere il dono. Frugai nella tasca, ma sentii solo un buco: avevo perso la campanella della slitta di Babbo Natale. Corri, vai a cercarla disse un ragazzo. Ma il treno diede uno strattone e cominciò a muoversi. Stavamo tornando a casa. Ero molto addolorato per aver perso la campanella. Quando il treno arrivò a casa mia, lasciai gli altri ragazzi a malincuore. Dalla soglia li salutai con la mano.
Il conducente disse qualcosa, ma il treno era in moto e non riuscii a sentirlo. Cosa gridai. Mise le mani attorno alla bocca. «BUON NATALE! esclamò. Il Polar Express fischiò poderosamente e sfrecciò via. La mattina di Natale, io e la mia sorellina Sarah aprimmo i regali. Quando ormai pensavamo di averli scartati tutti, Sarah trovò un'ultima scatolina dietro l'albero. C'era scritto il mio nome, e dentro c'era la campanella! E un biglietto: 'L'ho trovata sul sedile della slitta. Ripara il buco nella tasca. Firmato: B.N. Scossi la campanella.
Fece il suono più bello che io e mia sorella avessimo mai sentito. Però mia madre disse: Oh, che peccato».«Già» aggiunse mio padre, «è rotta. Loro non l'avevano sentita suonare. Una volta la maggior parte dei miei amici poteva sentire la campanella, ma con il passare degli anni per ognuno di loro divenne muta. Perfino Sarah, un Natale, scoprì di non poter più sentire il suo dolce suono. Ma anche se io sono diventato vecchio, la campanella continua a suonare per me, come per tutti coloro che credono davvero.
 
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